Si rafforza la cooperazione tra Pakistan e Cina

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PAKISTAN – Islamabad. 15/06/14. Giovedì 12 giugno, il governo pakistano ha comunicato che sarà la Cina a finanziare lo sviluppo dell’Aeroporto Internazionale di Gwadar, città costiera situata nella provincia del Belucistan.

Si tratta di un annuncio importante, che dimostra il grande interesse nutrito da Pechino nei confronti di questa località situata sul Mare Arabico, a poca distanza dallo Stretto di Hormuz, passaggio obbligato per il trasporto di merci e risorse energetiche.

Nel 2013, il governo pakistano aveva affidato alla Cina lo sviluppo e la gestione delle operazioni presso il porto in acque profonde di Gwadar, prima in mano a una compagnia di Singapore. 

La decisione di costruire un aeroporto internazionale avrebbe dunque come obiettivo quello di fare di Gwadar un importante hub commerciale per l’intera regione, sul modello di Dubai e Singapore. 

Si rafforza, dunque, la cooperazione tra Pakistan e Cina. A partire dagli anni ’50, i rapporti tra i due Paesi hanno acquisito sempre maggiore rilevanza, assumendo una dimensione strategico-militare, oltre che commerciale. In particolare, quest’alleanza ha sempre avuto una connotazione anti-indiana, più o meno marcata a seconda del periodo storico. Il Pakistan rappresenta attualmente il principale mercato di destinazione delle armi made in China. Pechino ha contribuito al finanziamento del programma nucleare pakistano, nato proprio in risposta ai test nucleari condotti da Nuova Delhi nel 1974. È da sottolineare come Gwadar si trovi a poche decine di chilometri dal porto iraniano di Chabahar, individuato dall’India come strumento utile a rilanciare le proprie ambizioni nell’area, in particolare nell’Asia centrale.

Il capoluogo del Belucistan, provincia interessata da fenomeni di insorgenza di matrice separatista, rappresenta solo il terminale di un piano di investimenti ben più ampio, il cui scopo è quello di dare vita a un vero e proprio “corridoio economico” che si sviluppi dalla località cinese di Kashgar (Regione Autonoma dello Xinjiang) sino, appunto, a Gwadar. Tale rotta consentirà alla Cina di ridurre drasticamente tempi e costi per il trasporto delle risorse energetiche, ma ha per il Pakistan un’importanza persino maggiore. Islamabad, infatti, beneficerà di ingenti investimenti (circa $35 miliardi), con i quali potrà rafforzare la propria rete infrastrutturale (in particolare, strade e centrali elettriche), con ripercussioni positive per l’intera economia nazionale. Negli ultimi anni, la Cina ha progressivamente espanso il proprio ruolo nell’economia pakistana, come testimoniato dai numerosi progetti finanziati, ad esempio, nel settore energetico (alcuni mesi fa, il governo di Pechino ha stanziato circa $6 miliardi per lo sviluppo di una centrale nucleare a Karachi).

Negli ultimi giorni, tuttavia, il “corridoio economico” con la Cina è stato sottoposto a crescenti critiche da parte di alcuni senatori pakistani di opposizione. Avrebbe, infatti, alimentato malumore la decisione di tracciare una nuova rotta per il corridoio sino-pakistano. Inizialmente, il percorso individuato era quello che andava da Gwadar a Dera Ismail Khan, passando per Dera Ghazi Khan. Al momento, invece, la rotta scelta sarebbe quella orientale, ossia la Gwadar-Karachi-Lahore, che garantirebbe costi più bassi per la realizzazione del progetto, poiché tale area è dotata di una rete infrastrutturale più sviluppata. Verrebbero, in questo modo, evitate (su presunte pressioni cinesi) aree abitate in maggioranza da beluci e pashtun, fattore che ha scatenato la protesta dei partiti che si fanno rappresentanti degli interessi di queste comunità etniche (in particolare, dell’Awami National Party). 

Le proteste non fanno che confermare il grande interesse dei pakistani nei confronti del progetto finanziato dalla Cina, suscettibile di creare migliaia di posti di lavoro e dare così ossigeno a un’economia ancora alle prese con gravi problemi. 

L’alleanza sino-pakistana si conferma, dunque, sempre più solida, nonostante le preoccupazioni di Pechino circa la presenza di militanti uiguri nelle aree tribali al confine tra Pakistan e Afghanistan. E in vista dell’ormai imminente disimpegno americano dalla regione, essa potrebbe acquisire un’importanza persino maggiore, divenendo un fattore determinante per la riconfigurazione futura degli equilibri di potenza nella regione.