SERBIA. Vučić in parlamento riapre al dialogo con USA e Ue sul Kosovo

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«L’ingresso in Unione europea è di interesse vitale per noi» ha sottolineato il presidente Aleksandar Vučić il 2 febbraio durante una sessione straordinaria dell’Assemblea nazionale serba sulla situazione in Kosovo. Ma il rapporto di quaranta pagine che Vučić ha presentato in parlamento non menziona le proposte franco-tedesche per la normalizzazione dei rapporti tra Pristina e Belgrado. Ovviamente per la Serbia il punto fermo rimane l’irrisolta questione del riconoscimento delle municipalità serbe a nord del Kosovo, richiesto anche da Bruxelles.

Condizione che per Belgrado è essenziale per garantire la sicurezza dei cittadini kosovari di nazionalità serba, di cui era presente una delegazione durante la sessione straordinaria in parlamento.

Sulle proposte avanzate da Francia e Germania, il presidente serbo si è limitato a confermare che il governo di Belgrado ha inviato una nota di risposta in cui elenca i punti su cui concorda. Difficile che la bozza possa velocizzare il dialogo tra Serbia e Kosovo, anche perché uno dei punti specifica proprio che «nessuna delle due parti può rappresentare l’altra nella sfera internazionale»: condizione inaccettabile per Belgrado, perché permetterebbe al Kosovo un parziale riconoscimento della sovranità e una maggiore capacità di dialogo con i partner euroatlantici.

Durante la sessione del 2 febbraio, comunque, Vučić si è mostrato più propenso a interagire con Europa e Stati Uniti, tanto che l’opposizione teme che possa arrivare a un sostegno alle sanzioni contro Mosca. Svolta improbabile, almeno finché Ivica Dačić sarà ministro degli esteri, ma che dimostra che le tensioni dello scorso autunno si stanno allentando.

Anche perché proprio lo stesso giorno Vučić ha sentito al telefono proprio il segretario di Stato Usa Anthony Blinken. «Ci siamo scambiati opinioni sul dialogo tra Belgrado e Pristina – ha confermato il presidente serbo in un post sui social – ho sottolineato che la pace e la stabilità nell’intera regione e un futuro economico sicuro sono gli obiettivi chiave per tutte le persone che vivono nei Balcani».

Carlo Comensoli

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