SERBIA. Non si farà la miniera di Rio Tinto

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Alla fine, Aleksandar Vucic si è dovuto arrendere: la municipalità locale di Loznica, 130 chilometri da Belgrado, ha bocciato il megaprogetto di sfruttamento della più grande miniera di litio o, meglio, di jadarite: un nuovo, speciale silicato di litio e boro scoperto nel 2006 lungo il fiume serbo Jadar e conosciuto giornalisticamente come “progetto delle miniere di Rio Tinto”.

Il progetto aveva fortemente esacerbato gli animi in Serbia: ogni sabato e per mesi, a Belgrado e in altre città, la gente è scesa in piazza per esigere la retromarcia di Vucic, fermando il traffico e scontrandosi con la polizia. In principio il presidente ha accusato di disfattismo «questi cosiddetti ecologisti finanziati da governi stranieri», mettendo in evidenza che l’investimento avrebbe portato migliaia di posti di lavoro e 600 milioni d’euro l’anno per i prossimi 25 anni.

Tuttavia, quando alle proteste si sono uniti gli accademici, ma soprattutto un idolo delle folle come Novak Djokovic, leggenda del tennis, e molto spesso vicino alle posizioni dei nazionalisti al governo, anche Vucic s’è arreso al progetto di estrarre la jadarite e ha ritirato i piani minerari.

Tuttavia, questa sconfitta potrebbe avere ripercussioni molto più pesanti per Vucic, un uomo finora in grado di sopravvivere anche al suo passato che lo vide al fianco di Milosevic: i cortei contro la miniera si sono trasformati anche in una contestazione politica contro il “corrotto” Vucic; i contestatori del progetto vogliono capire come mai lo sfruttamento della jadarite sia stato appaltato alla compagnia anglo-australiana Rio Tinto, una multinazionale che è stata spesso accusata di violare tanto i diritti umani, quanto l’ambiente.

L’area dello Jadar è uno dei più grandi depositi di litio al mondo, 136 milioni di tonnellate, con un valore stimato 200 miliardi d’euro, indispensabile a un settore in enorme espansione come quello delle batterie per auto elettriche e telefonini.

La sola miniera di Loznica potrebbe coprire il 10 per cento dell’attuale fabbisogno mondiale. Un affare troppo grande per poter essere fermato dal “no” di un singolo villaggio.

Redazione