SERBIA. Il Governo blocca il progetto per la miniera di litio di Jadar

470

Il 20 gennaio la Prima Ministra serba Ana Brnabić ha annunciato in conferenza stampa che il Governo di Belgrado intende revocare tutte le concessioni alla multinazionale anglo-australiana Rio Tinto per la realizzazione di una miniera di litio nei pressi di Loznica, a ovest del Paese. La decisione segue settimane di tensioni in Serbia dovute alle proteste degli ambientalisti contro il progetto. Brnabić non ha comunque risparmiato attacchi nei confronti delle organizzazioni ambientaliste che hanno portato avanti le proteste delle scorse settimane, accusando i manifestanti di essere finanziati da compagnie e fondazioni occidentali. 

Già nel 2004 il gruppo anglo-australiano aveva identificato la presenza di litio nel territorio in questione; risale invece al 2017 il memorandum di intesa tra le istituzioni serbe e i rappresentanti di Rio Tinto. La decisione è stata presa a pochi mesi dalle elezioni del 3 aprile, in cui i cittadini serbi saranno chiamati a votare sia per il Presidente che per il rinnovo dell’Assemblea nazionale. Anche l’attuale Capo dello Stato Aleksandar Vučić, esponente del Partito progressista serbo come la Prima Ministra, avrebbe infine sostenuto la scelta di revocare le concessioni in vista del voto per un secondo mandato, anche se nel corso delle manifestazioni di fine 2021 aveva messo in guardia sui possibili alti costi che la Serbia avrebbe dovuto affrontare per il passo indietro. Rio Tinto infatti ha già annunciato che sta analizzando le basi legali su cui il governo serbo ha infine preso la decisione; nelle prossime settimane la multinazionale potrebbe procedere con un’azione legale. 

Nel frattempo, in seguito all’annuncio della Premier serba, le azioni di Rio Tinto nella borsa australiana sono crollate del 4,1%, e di più del 3% su quella britannica. Secondo Reuters, il Governo avrebbe ceduto alle richieste dei manifestanti per la revoca delle concessioni alla multinazionale anche in risposta alle recenti tensioni tra Belgrado e Canberra dovute al caso giudiziario del tennista serbo Novak Djokovic. Il governo australiano intanto è già intervenuto sulla questione discostandosi dalla decisione presa a Belgrado e sottolineando i mancati vantaggi economici che la Serbia avrebbe tratto dagli investimenti di Rio Tinto.

Carlo Comensoli