
L’annuncio è arrivato al termine di una riunione del Consiglio sociale ed economico del governo di Belgrado del 13 settembre: come anticipato dal ministro delle Finanze Siniša Mali, dal primo gennaio 2023 scatterà un aumento del salario minimo in Serbia del 14,3%. Questo permetterebbe di raggiungere come standard base di retribuzione i 230 dinari all’ora, ovvero circa 40.020 dinari al mese (poco più di 341 euro mensili, se si considera che un euro al momento in cui si scrive vale 117,19 dinari serbi).
Siniša Mali ha anche fatto sapere che tra novembre e gennaio è in arrivo anche un aumento delle pensioni, così come degli stipendi nel settore pubblico. Entro i primi mesi del 2023, tutte queste misure permetterebbero di aggiornare le soglie minime di salari e pensioni al nuovo valore del paniere di beni standard. In Serbia come altrove, il governo centrale sta tentando di introdurre misure ad hoc per tentare di arginare il rapido e inesorabile aumento del tasso di inflazione. In questo caso, il ministro delle Finanze ha promesso che Belgrado metterà in campo anche degli aiuti alle aziende per agevolare l’aumento del salario minimo, assumendosi l’intero onere dell’intervento.
Il tasso annuale di inflazione per il 2022 in Serbia è in continuo aumento: lo scorso luglio ha raggiunto il 12,5%, il livello più alto dell’ultimo decennio. Secondo la governatrice della Banca nazionale serba Jorgovanka Tabaković, a settembre si potrebbe arrivare anche al 14%, ma le stime sono in continuo aggiornamento. Già lo scorso 7 luglio, l’istituto monetario centrale di Belgrado aveva annunciato un aumento dei tassi di interesse di 25 punti base, sulla falsa riga dei provvedimenti presi da Federal Reserve e Banca centrale europea.
Non si escludono nuovi provvedimenti in questo senso nelle prossime settimane; nel frattempo, il governo di Belgrado è anche messo alla prova dalla necessità di trovare investitori all’estero, sempre più rari sia per l’aumento dei tassi in Europa e Stati Uniti che per il crescente isolamento della Serbia a causa dei rapporti col Cremlino. Anche per questo, recentemente il governo serbo ha chiesto al Fondo monetario internazionale un aiuto per far fronte all’impennata dei costi del debito nazionale.
Carlo Comensoli