SERBIA. Allarmi bomba paralizzano Belgrado: la guerra ibrida per sanzionare la Russia

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Il governo serbo, compreso il primo Ministro Ana Brnabic, ha collegato le centinaia di allarmi bomba al rifiuto del Paese di aderire alle sanzioni internazionali contro la Russia. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Serbia, in quanto Paese candidato all’Ue, ha subito pressioni per aderire alle sanzioni. Tuttavia, pur condannando l’invasione, ha finora rifiutato di sanzionare la Russia, adducendo come motivo il sostegno di lunga data di Mosca verso Belgrado.

Il 16 maggio, Belgrado è stata paralizzata da diverse centinaia di allarmi bomba in edifici pubblici della città. Più di 100 delle minacce affermavano che le bombe erano state piazzate nelle scuole elementari di Belgrado. Altri obiettivi erano ponti, centri commerciali, uno zoo, ristoranti e una stazione ferroviaria. Nessuna delle minacce si è rivelata reale, riporta BneIntellinews.

Sempre il 16 maggio il ministro degli Interni Aleksandar Vulin ha dichiarato che sono state inviate e-mail alle istituzioni e ai media da diversi Paesi europei. Il quotidiano Danas ha riferito di aver ricevuto un messaggio di minaccia dall’indirizzo sb1465@yandex.ru.

«È una forma di pressione per non imporre sanzioni alla Federazione Russa, proveniente dall’estero. Non è affatto ingenuo, non è casuale, è qualcosa che è stato ben preparato e accuratamente pianificato», ha dichiarato il primo Ministro Ana Brnabic durante la sua apparizione alla televisione filo-governativa Pink.

Vulin ha definito le minacce di bombe «una guerra speciale che viene condotta contro la Serbia», si legge in un comunicato del Ministero. «Contro la Serbia è in atto una guerra speciale, che non risparmia né le istituzioni scolastiche né i bambini. Il nostro Stato è seriamente intenzionato a risolvere il problema delle false notizie sulle bombe. Il ministero degli Interni si occupa della sicurezza di tutti i cittadini, soprattutto dei bambini, e faremo tutto il possibile per garantire il regolare svolgimento delle lezioni», ha dichiarato Vulin durante un incontro con il ministro dell’Istruzione, della Scienza e dello Sviluppo Tecnologico Branko Ružić per discutere la questione il 17 maggio.

In una precedente dichiarazione del 16 maggio, Vulin aveva detto: «Le minacce provenienti da vari Paesi europei mettono a repentaglio gli indirizzi di istituzioni, testate giornalistiche e aziende. Gli attacchi al nostro Paese non sono stati avviati o portati avanti da un singolo individuo, ma si tratta di attacchi hacker di massa, organizzati e molto costosi, condotti da vari centri di guerra ibrida».

E ha aggiunto: «Il valore delle sole attrezzature necessarie per un attacco di tale volume e forza come quello di oggi, supera i centomila euro, ma il danno inflitto in ore di lavoro perse e nella sospensione dell’economia è di milioni».

Lucia Giannini