SENEGAL. Proteste e manifestazioni contro il governo

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A partire dalla fine di luglio sono riprese le manifestazioni in Senegal. Paese che rischia di cadere nel baratro dopo Sudan e Niger. L’elemento scatenante è stato l’arresto di Ousmane Sonko, la cui condanna a due anni fu pronunciata il 12 giugno. L’uomo fa parte del partito di opposizione e da domenica in carcere ha iniziato uno sciopero della fame. Nelle proteste di giugno sono morte 16 persone.

Due persone sono state uccise e cinque ferite quando un aggressore ha lanciato una bomba Molotov su un autobus a Dakar, ha detto il ministro dell’Interno il due agosto. L’autista dell’autobus, rimasto ferito nell’attacco, ha raccontato che un gruppo di giovani incappucciati è salito sull’autobus e lo ha insultato, mentre uno ha acceso la bomba e l’ha lanciata. L’autobus stava viaggiando dalla periferia al centro di Dakar quando è stato bloccato da un gruppo di persone.

Il ministro dell’Interno Antoine Felix Abdoulaye Diome ha affermato che gli aggressori hanno anche derubato i passeggeri dei loro soldi e dei telefoni cellulari.

Anche nella giornata del tre agosto si registrano proteste in Senegal. Il ministero dell’Interno senegalese afferma che sta adottando misure per “preservare la pace e la tranquillità” mentre le proteste dell’opposizione continuano in alcune parti del paese. Piccole proteste sono ancora in corso nella capitale, Dakar, e a Ziguinchor, città di cui è sindaco il leader dell’opposizione in carcere Ousmane Sonko. Le ultime proteste sono state innescate dall’arresto di Sonko nel fine settimana e dallo scioglimento del suo partito.

Lunedì, il ministro dell’Interno ha annunciato che il governo aveva sciolto il partito Patriots of Senegal (Pastef) di Sonko per aver incitato disordini durante le violente proteste del mese scorso a Dakar. Pastef afferma che la stabilità del Senegal “è ormai compromessa, perché il popolo non accetterà mai questa definitiva decadenza del potere nei confronti del ‘favorito'”.

TikTok è stato sospeso in Senegal per via delle proteste per evitare di diffondere “messaggi odiosi e sovversivi che minacciano la stabilità del Paese”, ha annunciato il ministro delle Comunicazioni Moussa Bocar. Ha descritto la popolare app di social media come “la rete preferita per le persone con intenti dannosi”.

Lucia Giannini

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