SANZIONI. Lo strategico ruolo dell’India nell’evitare una crisi energetica globale

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Nuova Delhi è giunta a nuove vette nella leadership internazionale sia per essere la guida del Global South, che per il suo ruolo nella gestione della crisi ucraina e le sanzioni relative.

Quest’anno l’India presiede il G20 e il primo Ministro Narendra Modi ha lanciato un’offensiva diplomatica per consolidare la posizione dell’India come attore globale di primo piano: Modi ha incontrato Volodymyr Zelenskyy a Hiroshima; dopo il G7, Modi si è recato in Papua Nuova Guinea per partecipare al Forum per la cooperazione tra India e isole del Pacifico; poi si è recato in Australia, riporta Nikkei.

L’India ha alzato il suo profilo internazionale cercando di accontentare sia le economie sviluppate che quelle in via di sviluppo; si recherà in visita ufficiale negli Stati Uniti il 21 giugno e si ritiene che Washington intenda sfruttare l’occasione per dividere l’India e la Russia, il principale fornitore di armi di Nuova Delhi. Durante la visita di Modi, gli Stati Uniti e l’India dovrebbero firmare un accordo per lo sviluppo e la produzione congiunta di un motore per jet da combattimento.

Tuttavia, l’India non mostra alcun segno di voler ridurre le sue importazioni di petrolio dalla Russia. Secondo Press Trust of India, a maggio l’India ha importato 1,96 milioni di barili di greggio russo al giorno. La media giornaliera ha raggiunto il record per otto mesi di fila.

L’India ha iniziato a incrementare le importazioni di petrolio dalla Russia nell’aprile 2022, meno di due mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Fino a marzo 2023, l’India ha importato una media giornaliera di 1,02 milioni di barili di greggio russo. Secondo il ministero del Commercio e dell’Industria indiano, ciò rappresenta un aumento di undici volte rispetto all’anno precedente e il 20% delle importazioni complessive di petrolio del Paese. Di conseguenza, la Russia è diventata il principale fornitore di petrolio del Paese, passando dal 10° posto dell’anno precedente. La Russia è stata seguita dall’Iraq, che ha fornito 1,01 milioni di barili e dall’Arabia Saudita, che ha venduto 790.000 barili.

L’India dipende dalle importazioni per l’80% del suo consumo di greggio. L’aumento delle importazioni di petrolio dalla Russia offre all’India tre vantaggi: contenere l’inflazione, migliorare la bilancia commerciale e diversificare l’approvvigionamento.

In termini di inflazione, i benefici delle sanzioni occidentali sono evidenti: l’India ha acquistato petrolio russo a un prezzo medio di 83 dollari al barile nell’anno fiscale 2022, rispetto ai 90 dollari del petrolio iracheno e ai 100 dollari dei carichi sauditi.

La bilancia commerciale indiana è stata favorita dall’aumento delle vendite all’estero dei suoi prodotti petroliferi. Mentre i prezzi del petrolio salivano a livello mondiale, le importazioni di petrolio russo relativamente a buon mercato hanno aiutato l’India a raccogliere i benefici dell’aumento dei margini tra le importazioni di greggio e le esportazioni di prodotti petroliferi.

In termini di valore, il rapporto tra esportazioni di petrolio e importazioni di greggio è passato dal 54% dell’anno fiscale 2021 al 59% dell’anno fiscale 2022, con un aumento del 50% delle prime e del 30% delle seconde. In termini di volume, le importazioni di greggio sono cresciute di quasi il 10%, mentre le esportazioni di petrolio sono rimaste invariate.

L’India ha diversificato i suoi fornitori di petrolio: la sua dipendenza dai tre principali produttori mediorientali, Iraq, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, è passata dal 53% al 47%.

La politica “India First” di Modi sembra aver portato benefici ad altri attori geopolitici, come l’Europa.

Mentre l’India ha aumentato notevolmente le importazioni dalla Russia, i suoi acquisti dagli altri principali fornitori sono diminuiti, liberando più petrolio per i Paesi europei e non solo. Nell’anno fiscale 2022, infatti, l’India ha visto diminuire le importazioni da sei dei suoi 10 principali fornitori, tra cui un calo del 49% dalla Nigeria, del 24% dagli Stati Uniti, del 18% dal Kuwait e del 10% dall’Iraq. Queste nazioni hanno apparentemente aumentato le esportazioni verso Paesi diversi dall’India, compresi i membri del G7 e dell’Ue.

L’India ha anche raffinato gran parte del petrolio russo importato in prodotti da vendere ai Paesi che hanno aderito alle sanzioni. Le spedizioni di prodotti petroliferi dell’India verso i Paesi Bassi sono aumentate del 70% nell’anno fiscale 2022, facendone il primo fornitore dell’hub commerciale petrolifero europeo, rispetto al terzo posto dell’anno precedente. I prodotti petroliferi indiani sembrano aver compensato la carenza di forniture russe all’Ue.

L’India è stata in grado di svolgere questo ruolo nell’attenuare i flussi globali di petrolio e prodotti petroliferi perché è il terzo importatore mondiale di greggio e il quarto esportatore di prodotti petroliferi.

Il G7 e l’UE hanno lasciato che l’India facesse il “lavoro sporco” di acquistare il petrolio russo per evitare una crisi vera e propria, e l’India ha svolto perfettamente il suo ruolo. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, alcuni esperti avevano avvertito che i prezzi del petrolio avrebbero potuto superare i 200 dollari al barile in seguito alla confusione provocata dalle sanzioni, ma dopo aver raggiunto un picco di poco superiore ai 120 dollari, i prezzi sono scesi a circa 70 dollari.

Né il G7 né l’UE possono riconoscere pubblicamente il “contributo” dell’India alla stabilità dei prezzi, ma non si può negare che Nuova Delhi abbia svolto un ruolo vitale nel prevenire una crisi economica globale.

Antonio Albanese

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