
Negli ultimi mesi è aumentato il numero di poco trasparenti società commerciali a cui Mosca si affida per esportare grandi volumi di greggio in Asia.
In alcuni casi si tratta di aziende con sede a Hong Kong, che spesso utilizzano petroliere battenti bandiera liberiana per trasportare grandi carichi di greggio degli Urali. In alcuni casi, poi il carico cambia di mano durante il tragitto verso la destinazione finale.
Le sanzioni imposte alla Russia per la guerra in Ucraina hanno indotto le principali aziende petrolifere e le case produttrici di materie prime a ritirarsi dagli affari con i produttori della Federazione.
Almeno 40 intermediari, tra cui aziende che non hanno mai operato nel settore, hanno gestito il commercio del petrolio russo tra marzo e giugno, secondo le analisi della società Kpler e AF.
Imprese poco conosciute sostituiscono le major petrolifere affermate.
I nuovi operatori hanno spedito almeno la metà delle esportazioni complessive di greggio e prodotti raffinati della Russia, pari in media a 6-8 milioni di barili al giorno (bpd) quest’anno, trasformando le società poco conosciute in alcuni dei più grandi commercianti di petrolio del mondo.
Queste società hanno iniziato a comparire dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 e, secondo i calcoli, ben 30 intermediari sono stati coinvolti negli scambi nel corso dello scorso anno. Questa rete segna un importante allontanamento dalle note major petrolifere consolidate come BP e Shell e dalle principali società di trading, tra cui Vitol, Glencore, Trafigura e Gunvor, che hanno gestito il greggio e i prodotti petroliferi russi per decenni.
All’inizio del mese, il prezzo dell’Ural è balzati al di sopra dei 60 dollari al barile per le esportazioni russe, imposto dal Gruppo dei Sette, dall’Australia e dall’Unione Europea a partire dal 5 dicembre 2022.
Quando i prezzi superano il tetto massimo, le varie fasi della negoziazione potrebbero rendere difficile l’identificazione di coloro che sono coinvolti nella movimentazione del petrolio.
A maggio la Russia, uno dei primi tre produttori mondiali di petrolio, ha fornito volumi record a Cina e India, che non hanno imposto sanzioni a Mosca e sono diventati i suoi principali acquirenti dopo che le sanzioni di Europa, Stati Uniti e altre potenze hanno limitato i loro acquisti, riporta Reuters.
Quesa serie di movimenti fra società “piccole” rendono difficile tracciare le esportazioni di petrolio russo; le transazioni multiple, un tempo rare mentre le navi sono in mare, sono diventate molto diffuse e mirano a rendere le esportazioni di petrolio russo più difficili da rintracciare.
Questa rete si sovrappone alla diffusione di vecchie petroliere fornite da nuove compagnie per trasportare il petrolio russo.
La nuova rete e le nuove pratiche commerciali aumentano i rischi finanziari per le compagnie petrolifere russe che hanno a che fare con entità sconosciute con una storia creditizia limitata.
Le società emergenti hanno svolto un ruolo chiave nel mantenere le esportazioni di petrolio della Russia in movimento, e persino in crescita, mentre i principali produttori di greggio Rosneft, Lukoil, Surgutneftegaz e Gazprom Neft dirottavano le spedizioni verso l’India e la Cina.
Aiutate da questa rete, le esportazioni di petrolio russo da tutti i porti marittimi hanno raggiunto un massimo pluriennale in aprile e maggio, sfiorando i 4 milioni di bpd. A maggio, le forniture di petrolio russo via mare all’India, che prima della guerra era un raro acquirente di petrolio russo, hanno raggiunto il record di 1,95 milioni di bpd, mentre la Cina ha importato 2,29 milioni di bpd.
Solo la Lukoil continua a commercializzare il petrolio attraverso la sua divisione commerciale – la Litasco – che ha trasferito da Ginevra a Dubai. Le altre compagnie vendono alle nuove società commerciali, che sono per lo più registrate in Cina, Singapore, Hong Kong o Dubai.
Gli esportatori russi hanno aspettato dai tre ai cinque mesi per essere pagati dopo la partenza dei loro carichi; normalmente, gli acquirenti pagano i carichi circa un mese dopo la partenza della nave.
E dopo i primi ritardi per rodare il nuovo sistema, a quanto pare adesso tutto funziona: ci sono clienti e c’è mercato.
Anna Lotti