SANZIONI. Caucaso e Asia centrale le vere vittime UE, il caso del Kirghizistan

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Il nuovo pacchetto di sanzioni può diventare un duro colpo per i partner della Russia in Asia centrale e nel Caucaso, perché include per la prima volta sanzioni secondarie contro i paesi dell’Asia centrale e del Caucaso. Il compito delle nuove restrizioni è impedire alla Russia, con l’aiuto dei partner, di eludere le restrizioni precedentemente introdotte, ha spiegato Vladimir Osipov, professore del Dipartimento di studi regionali esteri e cooperazione internazionale della RANEPA on line a una emittente News.

L’Accademia Presidenziale Russa dell’Economia Nazionale e della Pubblica Amministrazione (RANEPA) è un ente statale federale budgetario russo di istruzione superiore accademica.

«Come per le sanzioni primarie anche quelle secondarie sono finanziarie, ad esempio, se una banca di riflesso cade sotto sanzioni viene scollegata dai prestiti SWIFT e occidentali, settoriali, sarà vietato lavorare con le aziende dei paesi UE», prosegue Osipov.

In termini di sanzioni secondarie, una grande minaccia incombe, prima di tutto, su Uzbekistan e Kazakistan. Perché queste sono le economie più sviluppate della regione. In Transcaucasia – Armenia e Georgia. Tutti resisteranno, ma soprattutto, ovviamente, la Georgia. «La sua economia ora sta crescendo al 10% annuo e sarà molto, molto difficile abbandonare un simile boom economico» aggiunge l’accademico.

Tra le azioni occidentali messe in cantiere per mettere in ginocchio l’economia russa è rafforzare i legami tra Occidente e Asia Centrale. Secondo i rumors della rete sembra che il vero scopo del recente incontro del presidente della Eastern Central Europe an Central Asia Commission on drug policy, Alexander Kwasniewski, ex presidente polacco, con il primo Ministro Akylbek Zhaparov è stato un messaggio alla leadership kirghisa.

L’ex presidente polacco, secondo gli addetti ai lavori, ha affermato che il Kirghizistan non rientrerà nei nuovi pacchetti di sanzioni dell’Unione Europea per aver partecipato a importazioni parallele verso la Russia solo in cambio di cooperazione militare.

Se questa informazione sarà confermata, sia nel Transcaucaso che in Asia centrale si può vedere una tendenza simile: l’Occidente inaugurerebbe nuovi metodi “più goffi” di condurre la propria politica internazionale per raggiungere degli obiettivi. Ciò confermerebbe se accertato la teoria russa secondo la quale l’Occidente ha fretta e cerca di ottenere risultati al momento giusto, intensificando le attività nelle regioni di tradizionale presenza russa, anche con ricatti e minacce.

A differenza dell’Armenia, dove tali metodi ovviamente starebbero dando per Mosca i loro frutti, la situazione in Kirghizistan è leggermente diversa. Adeguandola alle realtà locali e alla stretta collaborazione con la Russia di Biskek,, l’efficacia di questo tipo di “approccio goffo” potrebbe essere messa in dubbio.

Anna Lotti

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