SALUTE. Endometriosi, in Romagna il robot Hugo entra il sala operatoria

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Trattare chirurgicamente l’endometriosi così da sconfiggere il dolore causato dalla malattia. È un risultato di straordinaria eccellenza quello raggiunto dall’équipe del San Pier Damiano Hospital di Faenza (Ravenna), struttura sanitaria all’avanguardia di GVM Care & Research, grazie al recentissimo utilizzo in sala operatoria del nuovo sistema robot-assistito Hugo.

«Con questa tecnologia, impiegata nelle procedure mini-invasive in ambito urologico e ginecologico –spiega il dottor Eric Francescangeli, medico specializzato in sistemi robotici – aiutiamo le donne a non soffrire».

In buona sostanza, robot Hugo consente di affrontare molteplici problematiche di natura ginecologica; siano esse a carattere benigno o maligno – fibromi, tumore endoteliale, prolasso uterino, cisti ovariche – escluso il tumore ovarico in stadio avanzato.

Per quel che concerne l’endometriosi, Hugo viene “attivato” nei casi in cui è davvero possibile eseguire interventi risolutivi sull’utero, asportando – in modo sicuro ed efficace – soltanto le aree colpite dal male.

Cinque i sintomi “emblematici” alla base dell’endometriosi: dolore pelvico cronico, mestruale, nei rapporti sessuali, durante l’evacuazione dell’intestino e nella minzione. In alcune situazioni, il disturbo diventa forte e persistente a tal punto da costringere le pazienti a stop improvvisi e interrompere la normale attività quotidiana. Al dolore acuto non di rado si accompagnano irregolarità nel ciclo mestruale, difficoltà a livello intestinale, gonfiori addominali e difficoltà nel concepimento.

Robot Hugo viene in aiuto del chirurgo tramite incisioni più piccole. Ne consegue un diminuito disagio nella fase post-operatoria a cui si aggiungono una degenza ospedaliera più rapida e il recupero psico-fisico più veloce.

«I vantaggi evidenziati – sottolinea Francescangeli – si hanno nelle procedure a maggiore complessità: con la mini-invasività del robot riusciamo a preservare le strutture vascolari e nervose riducendo altresì le complicanze del dopo».

Oltre ai tanti plus per la paziente, il sistema robotico consente pure il perfezionamento del gesto del chirurgo: niente tremore fisiologico. Non a caso l’operatore riesce a gestire in contemporanea e in piena autonomia la visione dell’area di intervento e i bracci robotici, ottenendo la massima precisione.

«La robotica dedicata alla ginecologia – commenta Francescangeli – è considerata una specializzazione di nicchia. Secondo la mia esperienza, il medico-chirurgo deve lavorare per migliorare la qualità di vita della paziente e il robot è un ausilio importante a raggiungere lo scopo. Serve da un lato maggiore consapevolezza della popolazione femminile sulle opzioni mini-invasive che la robotica già offre e dall’altro un continuo aggiornamento degli operatori del settore rispetto alle recentissime innovazioni tecnologiche».

Nel nostro Paese soffre di endometriosi – malattia invalidante – circa il 15 per cento delle donne in età riproduttiva. Mentre la malattia riguarda molto da vicino tra il 30 e il 50 per cento delle donne non fertili o con difficoltà a rimanere incinta. Almeno tre milioni le pazienti che presentano una diagnosi conclamata. La fascia d’età a maggior rischio è compresa tra i 25 e i 35 anni, seppur la patologia non disdegni di affacciarsi in quote della popolazione ancora più precoci anagraficamente.

Marco Valeriani

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