SALUTE E DIRITTI. Diritto all’oblio oncologico: oltre 60mila firme raccolte

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L’obiettivo dichiarato da Fondazione AIOM a inizio campagna (AIOM è l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, ndr) sono le centomila firme da consegnare, in tempi brevi, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

«Chiediamo una legge – il Diritto all’oblio oncologico – per tutelare un milione di persone guarite dal cancro eppure ancora oggi discriminate. In soli tre mesi – spiega il presidente della Fondazione, Giordano Beretta – abbiamo raggiunto più della metà delle adesioni necessarie a portare il tema all’attenzione dei legislatori».

Nel nostro Paese sono circa quattro milioni le donne e gli uomini che vivono con una diagnosi di malattia oncologica: il 27% di essi è a tutti gli effetti clinicamente guarito.

La strada che porta dritti alla scelta e all’approvazione, nella legislatura in corso, di un dispositivo – composto da pochi articoli e condiviso dall’intero Parlamento – sembra dunque ben tracciata. Non a caso i sì ricevuti al sito dirittoallobliotumori.org confermano in pieno l’attesa.

«Chi è guarito da un tumore – sottolineano da Fondazione AIOM – non deve essere vittima di alcuna discriminazione, soprattutto in contesti di particolare importanza per la vita quotidiana: vedi l’accesso ai servizi assicurativi; l’accensione di mutui (Lara, 45 anni, guarita dal tumore al seno da 15 anni si è vista rifiutare il mutuo per la sua attività); l’adozione di un figlio (Francesco, 33 anni, guarito da 13 anni dal cancro alla tiroide non ha potuto farlo); il diritto al lavoro. Quanto auspicato da Fondazione AIOM – grazie all’iniziativa Io non sono il mio tumore – consentirebbe all’Italia di mettersi nella stessa scia favorente di altri Paesi, così da seguire l’esempio virtuoso attuato da Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo».

Il progetto Io non sono il mio tumore – all’attenzione del Ministero della Salute i primi risultati – avviato nello scorso mese di gennaio e sostenuto dalla distribuzione della prima guida sul Diritto all’oblio oncologico e da una costante campagna sui principali Social newtork, da ora in avanti potrà contare su una guida cartacea, sull’avvio della raccolta firme nelle strutture ospedaliere e sulla doppia iniziativa di sensibilizzazione pubblica – denominata le passeggiate della salute – in programma, in estate, a Roma e Pescara.

Fondazione AIOM sottolinea pure come in appena 90 giorni dallo start della progettualità siano state trascritte centinaia e centinaia di voci, storie, testimonianze – alcune concesse da personaggi famosi e riconosciuti – i cui contenuti descrivono situazioni non di rado surreali e fortemente inique. Da qui l’importanza della comunità nel suo complesso, affinché la coscienza popolare venga smossa in modo concreto e indirizzata al traguardo normativo.

«I percorsi terapeutici disponibili – dice Saverio Cinieri, presidente AIOM – consentono la cura o la cronicizzazione di molti tumori. E ciò si riflette sull’aumento del numero delle persone in vita a distanza di anni dalla diagnosi. Ogni neoplasia richiede un tempo differente perché chi ne è affetto sia definito guarito: per il cancro del testicolo e della tiroide sono necessari meno di 5 anni; per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Bisogna attendere 15 anni per molti linfomi, mielomi e leucemie e per il rene e la vescica».

«Discriminare qualcuno per la sua malattia trasforma il tumore in una colpa – conclude Monica Forchetta di Fondazione AIOM e presidente APAIM, Associazione Pazienti Italia Melanoma –. Anche agli adolescenti è capitato di vivere episodi discriminatori, per esempio in ambito sportivo».

Marco Valeriani