Un uomo su due lamenta disturbi urinari. E, allo stesso tempo, problemi eiaculatori. Da qui la richiesta allo specialista di poter mettere fine alla doppia condizione di disagio psico-fisico portando a risoluzione quelli che i medici chiamamo LUTS (Lower Urinary Tract Symptoms), preservando altresì le funzioni sessuali: erezione in primis.
Mauro Gaccci, docente di Chirugia urologica mininvasiva, robotica e dei trapianti renali dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Careggi” a Firenze – componente del Comitato Linee Guida per la cura e lo studio della patologia prostatica, ne ha dato notizia durante il simposio dal titolo “LUTS maschili e vita sessuale: cosa vogliono i pazienti dai trattamenti?”, organizzato da Pierre Fabre Pharma al congresso della Società Europea di Urologia (EAU) in Amsterdam.
«Nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna, principale disturbo urinario – fa eco Cosimo De Nunzio, docente di Urologia e Dirigente medico del reparto di Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Sant’Andrea” di Roma – oggi contano sia la partner sia il contesto sociale. Una comunicazione efficace tra urologo e medico di base, risulta fondamentale all’ottimizzazione della terapia, migliorandone l’aderenza e contribuendo a far diminuire i casi di doctor shopping: ovvero la migrazione da un medico a un altro, con l’obiettivo di ottenere più prescrizioni».
I LUTS – spiega De Nunzio – sono l’insieme dei sintomi delle basse vie urinarie che possono colpire gli uomini, ma anche le donne, in qualsiasi momento della vita, in prevalenza nei maschi adulti e che aumenta in base all’età anagrafica: dopo i 65 anni ne soffre il 50% della popolazione e dopo gli 80 anni il 70%. Disturbi legati all’incontinenza, alla frequenza minzionale e alla sua urgenza, specie nel corso della notte. Il flusso dell’urina può inoltre essere debole e accompagnato da bruciore. Dopo la minzione è possibile vi sia una sensazione di svuotamento vescicale incompleto e piccole perdite di pipì.
L’ipertrofia prostatica benigna, in Italia tocca da vicino oltre 6 milioni di persone over 50; la metà degli uomini d’età compresa fra 51 e 60 anni e il 70% dei 61-70enni. Il picco però si raggiunge negli ottantenni: con 9 individui su 10.
«Dobbiamo sviluppare sempre più – conclude De Nunzio – una medicina basata sul paziente, dove accanto all’evidenza scientifica e alle linee guida, si devono considerare le aspettative e il vissuto dei singoli: hanno diritto a una vita e a una sessualità normale, qualunque sia l’età».
La Società Europea di Urologia nelle nuove Linee Guida per il trattamento dei LUTS ha posto più attenzione alla sfera sessuale. Gli uomini che vanno incontro alla chirurgia dopo i 60 o i 70 anni chiedono di mantenere una sessualità normale, che vuol dire preservare l’erezione e l’eiaculazione. Ecco, allora, che accanto alle procedure più aggressive e tradizionali si affiancano metodiche mini-invasive.
Stessa cosa per l’approccio farmacologico dedicato all’IPB. Diversi farmaci hanno forte impatto sull’erezione, sulla libido e l’eiaculazione. Tra quelli che secondo l’EAU non compromettono l’attività sessuale, e intervengono sulla funzione urinaria, c’è l’estratto di Serenoa repens, il cui uso è però penalizzato dall’eccessivo “fai da te” che sfugge al controllo delle figure specialistiche.
Marco Valeriani