
Quasi 4 milioni gli italiani affetti da diabete. La stragrande maggioranza di essi colpiti da diabete mellito tipo 2. Una patologia associata alle malattie cardiovascolari e che rappresenta un fattore di rischio importante per lo scompenso cardiaco. Si calcola altresì che circa il 40% dei pazienti abbia problematiche renali croniche e, non ultime, complicanze a carico dell’occhio come la retinopatia.
L’utilizzo di terapie moderne nel trattamento del diabete di tipo 2 porta con sé molti vantaggi. E rispetto alle tradizionali riducono fino al 37% il rischio di decesso e pericolosi eventi cardiovascolari quali ictus, scompenso cardiaco e infarto. Inoltre hanno un profilo costo-efficacia più favorevole. A mettere in luce tali aspetti è lo studio osservazionale retrospettivo EFFICIENT. L’obiettivo della ricerca – condotta in due regioni (Lombardia e Sicilia) – con il coinvolgimento di oltre 40mila soggetti seguiti tra il 2015 ed il 2020 – era stimare l’impatto delle differenti tipologie di trattamento nei malati con diabete tipo 2 attraverso l’analisi degli esiti clinici ed economici.
«Il diabete assume un forte impatto sull’intera collettività in quanto ha una prevalenza pari a oltre il 6% dell’intera popolazione del nostro Paese» – dice Francesco Saverio Mennini, presidente della Sihta – Società italiana di Health technology assessment. «La corretta presa in carico di un paziente richiede interventi complessi nel controllo glicemico, nella prevenzione del rischio cardiovascolare e nella gestione delle complicanze. Uno studio recente del EEHTA-Ceis dell’Università di Roma “Tor Vergata” ha stimato in poco meno di 9 miliardi di euro i costi diretti ai quali vanno aggiunti i costi sociosanitari da effetti indiretti. In totale parliamo di oltre 20 miliardi di euro l’anno. I nuovi agenti antidiabete, resi disponibili negli ultimi anni, uniti all’aumento dell’attività legata al monitoraggio della patologia costituiscono una risorsa fondamentale; riducendo l’impatto delle comorbidità e della stessa malattia. Consentendo al SSN di risparmiare circa un miliardo di euro su base annua».
«Le cure oggi disponibili vedono alcuni approcci innovativi in grado non soltanto di controllare il livello glicemico ma ridurre le complicanze cardiovascolari e renali» commenta Riccardo Candido, responsabile del Centro Diabetologico dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina di Trieste. «La maggioranza dei pazienti riceve metformina in fase iniziale, seguita dall’aggiunta di singoli farmaci orali. È sempre più importante il ruolo degli agenti antidiabete utilizzati in seconda linea. Le nuove terapie presentano poi, senza dubbio, costi maggiori rispetto a quelle tradizionali a base di sulfanilurea e/o glinidi».
«Da qui lo studio EFFICIENT – fa eco Giovanni Corrao responsabile scientifico dello studio – attraverso cui valutare l‘impatto nel lungo periodo dei nuovi farmaci in seconda linea sia sul rischio di complicanze cliniche, sia sulla spesa sostenuta dal sistema sanitario.»
«Lo studio EFFICIENT è stato condotto in due importanti realtà: una al Nord (Lombardia) e una al Sud (Sicilia)» sottolinea Matteo Franchi, dell’Università Bicocca di Milano e responsabile dell’analisi . «I dati emersi sono davvero interessanti. L’uso dei farmaci innovativi comporta in primis un vantaggio nei pazienti riducendo il pericolo di decesso e ricoveri per eventi cardiovascolari maggiori – tra il 25% e il 36%-; dall’altro canto, il maggior costo dei farmaci viene però compensato dalla minor spesa per l’ospedalizzazione».
Marco Valeriani