
L’11 maggio 2025 Jama’at Nusrat al Islam wa al Muslimin (JNIM), affiliato saheliano di al-Qaeda, ha lanciato un attacco su larga scala contro Djibo, capoluogo della provincia di Soum, nel nord del Burkina Faso. Questo attacco è stato uno dei più letali che ha messo in evidenza le crescenti capacità e ambizioni di JNIM nella regione del Sahel.
Numerosi di combattenti di JNIM hanno preso d’assalto Djibo nelle prime ore del mattino, colpendo la base militare della città, la stazione di polizia e il mercato. I jihadisti hanno rapidamente sopraffatto la base militare, costringendo il supporto aereo burkinambè a ritirarsi sotto il fuoco di armi antiaeree da 14,5 mm, equipaggiamento catturato da JNIM in precedenti raid. Il gruppo ha anche preso di mira civili sospettati di avere legami con milizie filogovernative, aggravando ulteriormente la violenza.
Fonti locali riportano di saccheggi a depositi militari, edifici dati alle fiamme e civili uccisi. Video diffusi sui social mostrano insorti che saccheggiano e distruggono postazioni di sicurezza, incendiando anche un centro medico, una farmacia e il mercato.
I combattenti di JNIM hanno mantenuto il controllo di Djibo approssimativamente dalle 5 del mattino alle 14, un’occupazione significativamente più lunga rispetto agli attacchi precedenti. Le autorità burkinambè hanno successivamente ripreso il controllo della città, dispiegando truppe via elicottero, ma queste rimangono vulnerabili a nuovi attacchi, vista la pressione continua esercitata da JNIM.
Il bilancio esatto delle vittime resta incerto. Fonti locali e operatori umanitari parlano di oltre cento morti, principalmente tra soldati e membri delle milizie filogovernative, con ulteriori vittime civili. JNIM ha rivendicato l’uccisione di ben duecento soldati burkinambè.
L’assalto a Djibo si inserisce in una più ampia offensiva di JNIM nel nord del Burkina Faso. Nello stesso giorno, il gruppo ha rivendicato attacchi in almeno altri otto luoghi, tra cui Sollé, dove avrebbe ucciso sessanta soldati. Questi attacchi coordinati avevano l’obiettivo di distrarre e sopraffare le forze armate burkinambè, impedendo un supporto aereo efficace e rafforzando la percezione di debolezza del governo.
L’attacco ha inoltre evidenziato lacune nella cooperazione tra le giunte militari di Burkina Faso e Mali. Djibo si trova vicino alla zona operativa sovrapposta dei sottogruppi di JNIM, Ansaroul Islam e Katiba Macina; quest’ultima avrebbe ridistribuito risorse dal Mali al Burkina Faso a seguito di cessate il fuoco locali. Katiba Macina ha anche iniziato a utilizzare droni per sganciare esplosivi su postazioni dell’esercito, come mostrano i recenti video pubblicati sugli account social dell’ala mediatica di JNIM, segno di un’evoluzione nelle tattiche jihadiste.
L’impatto umanitario è stato grave, e l’attacco ha ulteriormente esacerbato la situazione già di per sé precaria. La violenza ha accentuato la sfiducia tra le comunità locali e le forze di sicurezza, facendo temere ritorsioni militari, come accaduto in attacchi precedenti.
Dal punto di vista politico, l’attacco rappresenta un duro colpo per la giunta militare del Burkina Faso, al potere dal 2022 con la promessa di ristabilire la sicurezza. Al contrario, circa metà del territorio nazionale rimane fuori dal controllo statale, e la frequenza e l’intensità degli attacchi jihadisti continuano ad aumentare. La volontà di JNIM di colpire e occupare temporaneamente una capitale provinciale segnala un possibile passaggio verso una guerra urbana, con gravi implicazioni per la stabilità di città più grandi, inclusa Ouagadougou.
L’attacco dell’11 maggio a Djibo evidenzia di fatto l’escalation della minaccia jihadista in Burkina Faso e nel più ampio contesto saheliano. La capacità di JNIM di concentrare forze, coordinare assalti su più fronti e mantenere il controllo del territorio, anche se temporaneamente, dimostra una significativa evoluzione operativa. L’incapacità dell’esercito burkinambè di prevenire o respingere l’attacco mette in luce gravi vulnerabilità dell’apparato di sicurezza del paese.
Az-Zallaqa Foundation, ala mediatica di JNIM, ha diffuso un comunicato in cui dichiarava che il loro jihad non si sarebbe di certo fermato alla città di Djibo. I mujaheddin ha difatti attaccato anche una caserma dell’esercito nella città di Diapanga nella provincia di Tapoa, arrivando a dichiararla sotto il loro controllo.
Venerdì 16 maggio il primo Ministro del Senegal, Ousmane Sonko, si è recato in Burkina Faso per 48 ore per firmare l’accordo di Cooperazione Militare con Ibrahim Traorè, presidente ad interim della giunta militare burkinambè. L’accordo ha discusso il rafforzamento della cooperazione bilaterale per fronteggiare la crisi nella sicurezza del Sahel. Sonko ha dichiarato inoltre che se la minaccia jihadista dovesse espandersi con questo ritmo, nessuno Stato dell’Africa Sub-Sahariana verrà risparmiato da JNIM. Dunque la lotta al terrorismo, secondo il Senegal, deve superare i confini dell’Alleanza degli Stati del Sahel. Questo implicherà una serie di accordi bilaterali da pianificare per mantenere un livello di sicurezza accettabile tra i diversi Stati.
Beatrice Domenica Penali
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