SAHEL. DAESH sconfitto da Al Qaeda

292

La propaganda dello Stato Islamico ha riportato di recente due notizie riguardo al Sahel, cosa che non avveniva ormai da diversi mesi. In data 17 settembre 2020, Daesh ha rivendicato e riportato, nel 252° numero del settimanale An-Naba, le motivazioni dell’attacco e dell’uccisione in Niger di sei operatori di ONG francesi. Il giorno seguente, ISIS ha pubblicato invece anche un video, datato 2 agosto 2020, che riporta degli scontri con il gruppo qaedista Jamaat Nusrat al Islam wal Muslimin (JNIM) nella zona di Talataye, a ovest di Ménaka.

In molti hanno visto in questi due prodotti mediatici la conferma del rafforzamento delle posizioni di Daesh e del suo ramo saheliano della provincia in Africa occidentale (ISWAP) a discapito di al-Qaeda. In realtà, seguendo in maniera quotidiana lo scenario, queste uscite propagandistiche sembrano piuttosto il modo per Daesh di coprire quella che è stata probabilmente la sua più cocente sconfitta recente in quella regione che il gruppo stesso identifica come Gourma o Liptako che, pur non avendo un riscontro istituzionale sulle carte geografiche, è essenzialmente per ISIS la zona della triplice frontiera tra Mali, Burkina Faso e Niger (la regione del Gourma esiste in Burkina Faso o diverse località nei tre paesi).

Eppure Daesh dava molta importanza all’offensiva alla triplice frontiera. Come spesso accade però non è stato dato particolare risalto alle vittorie iniziali dalla casa madre del Califfato. Iniziata poco prima della stagione delle piogge tra Mali e Niger lungo il fiume Niger, l’offensiva del Califfato si è arenata fino al contrattacco che ha portato alla sua sconfitta per poi sparire dalla zona delle tre frontiere. Di questi scontri, come spesso accade nell’area, Daesh non ha fatto cenno, ma fonti locali hanno riportato quanto avvenuto.

Dal punto di vista mediatico, un account locale ha riportato il 10 aprile un video di 24 secondi con vecchie immagini di scontri nel quale Daesh ha chiamato ad attaccare JNIM e la Coordination des Mouvements de l’Azawad-CMA. Secondo quanto si vede nel video, sono state riprese immagini di ISIS dell’attacco alla base di In Atès con voce in sottofondo che chiama ad attaccare. Dato che il video non è stato ripreso dai canali ufficiali del Califfato, si potrebbe presumere che si tratti di un video di chiamata alle armi locale che poi sarebbe stato ripreso successivamente in base ai risultati. In effetti, già dall’inizio dell’anno, si presupponeva che Al Saharawi avesse ricevuto carta bianca da parte del comando di ISWAP a portare la guerra contro JNIM.

Venendone ai fatti, se le prime schermaglie tra i due gruppi sono iniziate a gennaio, l’offensiva vera e propria di ISWAP è iniziata il 13 aprile scorso con un attacco contro le forze di JNIM nella zona di Indaki. I successivi sei mesi, hanno visto lo sviluppo di un’offensiva di ISWAP e relativa controffensiva di JNIM. Nel 233° numero del settimanale An-Naba pubblicato a inizio maggio, ISWAP ha indicato chiaramente che la non belligeranza ufficiosa con JNIM era finita e iniziava lo scontro diretto. La posizione è stata confermata anche all’interno dell’audio messaggio del 28 maggio 2020, edito da al-Furqan Media Foundation, del Portavoce ufficiale del Califfato Abu Hamza al-Qurayshi intitolato ‘And The Disbelievers Will Know For Whom Is The Final Home’. In sintesi, nell’audio Abu Hamza ha accusato JNIM di combattere contro il Califfato nel Sahel, negoziando addirittura con autorità locali.

Tra maggio e giugno non sono stati segnalati scontri di rilievo con ISWAP che ha mantenuto tuttavia la pressione su JNIM venendo però respinto l’attacco in particolare su Intilit. Soprattutto Daesh, non è stato capace di approfittare del momento di debolezza di JNIM causato dall’eliminazione da parte delle forze francesi dell’emiro di AQMI, Abdelmalek Droukdel. È probabile che ISWAP abbia cercato di rafforzare le proprie fila, in particolare con il reclutamento nella zona di Koulikoro, come indicato da fonti locali.

Sta di fatto che a fine giugno, lo Stato Islamico ha cercato di riprendere l’offensiva proprio nella zona di Intilit riprendendo alcune posizioni ai qaedisti. Tra fine giugno e inizio luglio, ISIS ha raddoppiato in sforzi per controllare la zona della triplice frontiera e secondo quanto riferito da un account locale la logistica per gli attacchi in Mali e alcuni gli uomini per l’attacco sono arrivati o venivano gestiti dal sud della Libia.

La ripresa degli scontri è avvenuta quando diversi account hanno riportato l’attacco di Daesh al posto di Intilit tenuto da JNIM. Secondo fonti locali, gli scontri tra JNIM e il Califfato del 29 giugno hanno fatto almeno 50 morti tra Indaki e Intilit, sud di Gao. Gli scontri sono stati tra il battaglione di Daesh, guidato da Malik al Burkini, e uno di JNIM, guidato da Salman al Masini. Lo stesso gruppo Daesh ha affermato di aver ucciso almeno 10 membri di JNIM nell’attacco a Intilit, quindi gli altri 40 cadaveri circa sono o di Daesh o civili.

Che gli scontri si facessero pesanti lo ha dimostrato un evento che potrebbe sembrare di poco conto come la distruzione di una chiatta per l’attraversamento del Niger a Lellehoye, a sud di Ansongo. Si tratterebbe di una tattica impiegata da JNIM, in particolare delle unità collegate alla Katiba Macina di Amadou Kouffa, per limitare le avanzate di Daesh prima della stazione delle piogge che incombeva proprio tra luglio e agosto. In effetti, ISWAP è passato all’offensiva al confine tra Mali e Niger, cercando di prendere terreno a JNIM approfittando della stagione delle piogge in arrivo per evitare successivamente una controffensiva qaedista. Come sottolineato in precedenza, il dato più interessante a riguardo però lo fornisce un account locale, secondo il quale Daesh ha ricevuto per l’occasione rinforzi dalla zona della Nigeria con ganesi, liberiani e soprattutto nigeriani che parlano fulani, ma non francese, oltre all’aiuto logistico dalla Libia.

La stagione delle piogge è benedetta dagli agricoltori, ma anche da ISWAP che così ha potuto installarsi nella zona che indica come il Gourma e per farlo ha usato la solita formula: la violenza. A riguardo, una fonte locale ha indicato che ISWAP impone la propria autorità sgozzando civili tra Tessit e Intillit, sud di Gao. Tuttavia, il tentativo di imporsi con la violenza non avrebbe portato i suoi frutti, anzi, ha instaurato le divergenze all’interno del gruppo, culminate con gli eventi del 15 e 16 luglio, che di fondo hanno rappresentato l’apice dell’avanzata di Daesh e la massima avanzata nei confronti di JNIM. In effetti, la crisi interna al gruppo ha causato lo sfaldamento delle linee aiutando la controffensiva di JNIM.

Secondo quanto riferito da fonti locali, il capo di ISWAP dell’area di Ayourou e Anzourou (zona di In Atès), Moussa Younis, è stato ucciso dai suoi stessi combattenti e da suo fratello Yakuba Younis. L’unità composta essenzialmente da fulani e in minima parte di tamasheq (tuareg), era già minata da tempo da vendette personali e da problemi tra tamasheq e fulani, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione del bestiame rubato. L’eliminazione di Younis ha messo in crisi la leadership del wali di ISIS per la zona, Abdulhakim al Sahrawi (luogotenente e secondo alcune fonti cognato del wali di Daesh per il Sahel, Abu Walid Adnan al Saharawi).

Nella seconda metà di luglio, vi sarebbe stato un incontro chiarificatore che ha visto probabilmente venire dalla Nigeria membri del Consiglio della Shura o della scala di comando che fanno direttamente riferimento a Abu Salama al Mangawi (emiro di ISWAP), ma anche i leader locali che dovrebbero fare riferimento a Abdulhakim, con i quali era entrato in rotta di collisione. La prima testa a cadere sarebbe stata quella di Abu Khalid, detto anche Abdu Bulo, o Abu Ale o Le Petit Théfaré, di etnia fulani, destituito dalla funzione di Soudouhéri (comandante locale) nella zona a sud di Tessit. Abu Khalid è stato accusato di codardia dai suoi combattenti e di eccessiva violenza nei confronti della popolazione locale privava Daesh del sostegno locale.

Con lo scontro interno sono iniziate ad arrivare anche le sconfitte pesanti di Daesh e a fine luglio è iniziata la controffensiva di JNIM. Fonti locali al 28 luglio indicano che la Katiba Macina di JNIM aveva raggruppato cinque mezzi e 100 moto nell’ottica di contrattaccare Daesh a sud di Diorbana, tra Boulkessi e Mondoro, al confine con il Burkina Faso. Poco dopo, JNIM ha attaccato Indaki cacciandone la presenza di Daesh.

Il mese di agosto faceva prevedere una ripresa degli scontri e l’offensiva da parte di Daesh. Secondo un account locale, lo stesso Abdulhakim al Sahrawi aveva attraversato il fiume Niger a Fafa il 11 agosto scorso con un gruppo di miliziani per cercare di riprendere le fila dello scontro. Il 19 agosto, l’unità di JNIM di Oussa Soumi è stata attaccata da ISWAP con il capo catturato e il gruppo cacciato da Dakakouko, villaggio a est di Hombori. Si tratterebbe però dell’ultima fiammata di Daesh nell’area anche perché un account locale ha riportato l’uccisione da parte delle forze francesi in un’operazione congiunta aerea e terrestre del capo militare di ISWAP Abdulhakim al Sahrawi nell’area di Tamaklat, zona di Ménakia vicino alla frontiera con il Niger. Secondo un account locale, al Sahrawi sarebbe stato tradito o lasciato solo dai suoi uomini in fuga e poi ucciso dalle forze speciali francesi nella zona di Tamalat. Questo evento avrebbe messo in rotta dei miliziani di Daesh nell’area e per coprire la ritirata è stato indicato che ISWAP avrebbe dispiegato alcuni attentatori suicidi nell’area.

Sta di fatto che diverse fonti locali a fine agosto hanno indicato che il ramo saheliano di ISWAP è stato cacciato dal Gourma maliano da JNIM che riprende territorio e permette alle popolazioni di tornare nelle aree di appartenenza. Secondo un account locale, ormai non vi sarebbe più alcuna presenza di ISWAP da Indaki al fiume Niger e dalla frontiera con il Burkina Faso a nord di Tessit. A confermarlo l’agenzia qaedista Thabat News Agency a metà settembre indicando che iJNIM ha completato il controllo su diversi villaggi nella zona della triplice frontiera tra Mali, Burkina Faso e Niger, e in particolare: Indaki (N’Daki), Bourem, Tabwi, Tin-Akor, Forgho-Songhai, Djibock, Warabia, Bara, Ansongo, Tin-Hama, Tasiga-Bora, Intillit, Tessit, Datagouna, Gourma-Rharous e Hombori dopo l’espulsione di ISWAP dall’area.

Di conseguenza, la pubblicazione del video di Daesh sull’attacco contro JNIM a Talataye, ovest di Ménaka, poco più a nord di Indélimane, dell’inizio dell’agosto scorso, così come lo speciale su An Naba dei lavoratori francesi di ONG giustiziati, è più una propaganda mediatica che altro. Detto ciò, i recenti eventi confermano che ISWAP rimane comunque una minaccia e, soprattutto, confermano come JNIM sia però la minaccia principale del Sahel, visti anche gli attacchi che nel corso del mese di settembre ha effettuato al confine con la Costa d’Avorio e al confine con la Mauritania. Questo avviene in un momento in cui lo stato maliano è fortemente indebolito e in cerca di autorità a seguito del colpo di stato del 18 agosto scorso che ha rovesciato il presidente Ibrahim Boubakar Keita – IBK.

Eric Molle