RUSSIA. Tornano stabilmente i russi nel Mediterraneo dopo 50 anni 

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La Russia sembra destinata ad assicurarsi un posto permanente sul Mediterraneo per il prossimo mezzo secolo, dopo che il vice primo ministro russo Yury Borisov ha annunciato che Mosca era sul punto di concludere un contratto di 49 anni sul porto siriano di Tartus dopo la visita a Damasco la scorsa settimana. Borisov ha detto l’11 maggio che si aspettava che il contratto di locazione fosse firmato molto presto.

Questo sviluppo non è una sorpresa, riporta Reuters. C’erano già stati segni precursori dello sviluppo nel 2017 quando Mosca ha firmato un accordo con Damasco approvando l’espansione del supporto tecnico e della base logistica che i russi avevano stabilito a Tartus.

Le ramificazioni del contratto di locazione russo si estendono ben oltre le più strette relazioni russo-siriane. La presenza delle forze russe nei porti di acqua calda è stata storicamente un indicatore dell’equilibrio internazionale di potere e dei cambiamenti nell’ordine internazionale, e al culmine della Guerra Fredda negli anni ’70 Tartus è stata la base della quinta flotta dell’ex Unione Sovietica.

Il ritorno russo al porto del Mediterraneo è il riflesso delle equazioni attualmente in evoluzione nell’ordine globale. La Russia ha calcolato attentamente i suoi passi. Il 28 dicembre 2017, in un incontro con il personale del servizio militare russo che ha partecipato alle operazioni antiterrorismo in Siria, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che «avete svolto tutte le missioni a voi assegnate (…) In Siria, due basi russe – una base aerea a Khmeimimim e un impianto navale nel porto di Tartus – opereranno su base permanente. Si tratta di un fattore importante per difendere i nostri interessi nazionali e per garantire la sicurezza della Russia in uno dei settori strategici chiave».

La Russia ha iniziato ad avanzare nella sua strategia quando il suo intervento in Siria è iniziato nel 2015 e ha istituito un centro di comando strategico presso la base aerea di Khmeimim. Questa strategia è stata costantemente rafforzata con sistemi di difesa aerea di fabbricazione russa che competono con sofisticate controparti internazionali. La Russia ha anche iniziato a rinnovare la base navale di Tartus nell’ambito di un accordo militare con Damasco, dopo di che ha gradualmente rafforzato la sua presenza militare.

Nell’ottobre 2016 Mosca ha annunciato di aver rinnovato la base per fornire supporto logistico alle operazioni antiterrorismo in Siria. Il 18 gennaio 2017 i due Paesi hanno firmato un accordo per ampliare il centro di supporto tecnico e logistico per la flotta russa a Tartus e per consentire alle navi militari russe di entrare nelle acque territoriali e nei porti siriani.

Nel dicembre 2018, il vice ministro della difesa russo Timur Ivanov ha comunicato al quotidiano russo Kommersant che la Difesa russa e il ministero del Commercio e dell’industria stanno lavorando insieme per costruire un cantiere navale a Tartus, indicando che la Russia ha già avviato piani per preparare le infrastrutture per un soggiorno più permanente. Il contratto di 49 anni è significativo per la Russia sotto diversi aspetti, non ultimo quello di essere emblematico della sua vittoria nel conflitto in Siria: l’impegno militare russo in Siria ha raggiunto i suoi obiettivi strategici.

In secondo luogo, il contratto di locazione indica la presenza russa nella regione. Alla fine di dicembre 2017, il ministro della difesa russo Sergey Shoygu ha annunciato che le forze armate russe avevano approvato la struttura e il personale delle principali basi russe a Tartus e Khmeim dicendo «abbiamo iniziato ad installare forze permanenti». L’accordo a 31 articoli per la locazione del porto e l’ampliamento del centro di supporto tecnico e logistico offre alla Russia numerosi vantaggi, uno dei quali è la possibilità di tenere attraccate al porto 11 grandi navi, comprese alcune navi a propulsione nucleare.

Nulla potrebbe dimostrare in modo più tangibile che la visione russa dell’impianto di Tartus va oltre le sue funzioni naturali nel quadro della missione russa in Siria per abbracciare l’aspirazione russa di lunga data all’ancoraggio nel Mediterraneo orientale in una sfera di influenza altrimenti appartenente alla sesta flotta statunitense. Il contratto di locazione potrebbe incoraggiare altri alleati e sostenitori del regime siriano a competere per accordi simili. L’Iran potrebbe ritenere che dovrebbe essere ricompensato con un accordo simile, magari con l’affitto del porto di Latakia. E poi, anche la presenza russa in Siria è in contrasto con gli interessi israeliani.

Allo stesso tempo, l’accordo imporrà restrizioni alla Russia. Mosca sarà obbligata a mantenere strette relazioni con la Turchia, membro della Nato a cavallo del Bosforo attraverso il quale le navi russe devono passare da Sebastopoli sul Mar Nero a Tartus: altra sfida per le relazioni tra la Nato e la Turchia, già tese per gli S-400 russi.

Luigi Medici