RUSSIA. Mosca potrebbe revocare il blocco dell’export di diesel e benzina

67

I produttori russi di carburante sono stati informati dal governo che dovrebbero prepararsi alla revoca delle restrizioni sulle esportazioni di diesel e benzina, meno di due mesi dopo l’introduzione delle misure.

Come riportano Reuters e BneIntelliNews, la Russia, tradizionalmente il più grande esportatore di carichi diesel via mare, ha imposto un divieto sulle esportazioni di carburante il 21 settembre a seguito di un’impennata dei prezzi interni. 

La crisi dei prezzi del carburante è stata causata da una serie di fattori: l’aumento della domanda di carburante necessaria per la guerra della Russia in Ucraina, la manutenzione delle raffinerie durante l’estate e l’aumento dei prezzi internazionali. Cruciale poi è stata la riduzione dei sussidi alle raffinerie da parte del governo all’inizio di settembre, per fornire più carburante altercato intendo russo rispetto a quello dell’export.

Il governo ha già allentato le restrizioni il 6 ottobre, consentendo la ripresa delle esportazioni di diesel tramite oleodotti. Ma il divieto sulle esportazioni di benzina rimane invariato, applicandosi a tutte le consegne di carburante all’estero tramite oleodotti, su strada e ferroviarie.

Il ministro dell’Energia Nikolai Shulginov ha detto il 7 novembre scorso che la Russia sta valutando la possibilità di porre fine al divieto sulle esportazioni di alcuni tipi di benzina.

Le autorità stanno discutendo con le compagnie petrolifere la potenziale revoca del divieto di esportazione sull’AI-92, ma la restrizione sulla benzina AI-95 rimarrà in vigore, riportava Interfax il 7 novembre. La Russia ha esportato 35 milioni di tonnellate di diesel nel 2022, di cui tre quarti sono stati immessi sul mercato tramite gasdotti. Nello stesso anno il Paese ha anche consegnato all’estero 4,8 milioni di tonnellate di benzina.

Le misure restrittive hanno causato un eccesso di offerta sul mercato interno, in un periodo dell’anno in cui la domanda è solitamente bassa. Stando al russo Zvonok , la crisi del carburante si è tradotta in una vittoria tattica per l’industria petrolifera russa. All’inizio di ottobre, il governo ha accettato di ripristinare i sussidi per incoraggiare una maggiore offerta interna: «Era chiaro che il divieto non sarebbe durato a lungopoiché una restrizione a lungo termine avrebbe rischiato conseguenze irreversibili per i cicli produttivi delle compagnie petrolifere».

Secondo Zvonok, a rimetterci è stato in primis il ministero delle Finanze russo, che deve limitare il deficit di bilancio russo al 2% del Pil. L’aumento dei prezzi internazionali del petrolio, l’indebolimento del rublo e l’aumento del consumo interno di carburante hanno fatto sì che negli ultimi anni i sussidi alle raffinerie aumentassero notevolmente. Nel 2022 hanno raggiunto la cifra di 2,2 trilioni di rubli. Il ministero ha modificato il meccanismo più volte nell’ultimo anno. Ma ad agosto, l’ultimo mese prima del dimezzamento dei sussidi, i pagamenti ammontavano ancora a oltre 180 miliardi di rubli.

Dopo che il suo tentativo di tagliare i sussidi alle raffinerie è stato respinto, il ministero delle Finanze sta ora cercando di aumentare la tassa sull’estrazione mineraria per Gazprom, ma l’aumento di questa tassa porterebbe solo 70-80 miliardi di rubli all’anno, mentre le spese per i sussidi ammonteranno a 150 miliardi di rubli al mese a partire da novembre 2023.

L’industria russa del petrolio e del gas paga più tasse rispetto alla maggior parte degli altri principali paesi produttori del mondo. Ma il ministero delle Finanze è ora sotto forte pressione per ottenere maggiori entrate di bilancio alla luce degli alti costi della guerra in Ucraina e delle ricadute economiche delle sanzioni occidentali. 

L’industria energetica russa si oppone ad un ulteriore aggravio del carico fiscale nei suoi confronti; inoltre un eccessivo carico fiscale minerebbe gli investimenti, ostacolerebbe la produzione e quindi limiterebbe le entrate fiscali a lungo termine.

Gli adeguamenti ai sussidi per il carburante sono particolarmente difficili da attuare per il ministero, poiché il governo è sotto pressione per mantenere bassi i prezzi interni per evitare un aumento dei costi sia per le famiglie che per le imprese. 

Anna Lotti

Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/