RUSSIA. Mosca cerca invano di bloccare Telegram

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Il capo dell’Agenzia russa per le telecomunicazioni, Roskomnadzor, ha riconosciuto il 18 aprile che milioni di indirizzi IP indipendenti sono stati congelati nel tentativo, finora vano, di bloccare Telegram.

Telegram, applicazione di messaggistica di cui è stata ordinata la chiusura la settimana scorsa, era ancora disponibile per gli utenti in Russia, nonostante i tentativi delle autorità.

La contesa con il governo è scoppiata dopo che Telegram, sviluppata dall’imprenditore russo Pavel Durov, si è rifiutata di consegnare le chiavi di crittografia alle agenzie di intelligence di Mosca. Il governo russo insiste sulla necessità di prevenire attacchi terroristici, ma Telegram ha respinto la richiesta definendola come una violazione della privacy, riporta Ap.

Alexander Zharov, capo dell’Agenzia federale di Comunicazione, in un’intervista comparsa su Izvestia che la Russia stava bloccando 18 reti che vengono utilizzate da Amazon e Google e che ospitano siti che Telegram starebbe utilizzando per aggirare il divieto. Numerose aziende russe – dalle scuole di lingua online alle concessionarie di auto – hanno riferito che i loro servizi web erano in calo a causa del blocco. Si stima che le autorità russe abbiano bloccato circa 16 milioni di indirizzi IP dal 16 aprile, colpendo milioni di utenti e imprese russe. Nell’intervista, Zharov ha ammesso che le autorità hanno cercato invano di bloccare Telegram e hanno dovuto chiudere intere reti, alcune delle quali hanno oltre mezzo milione di indirizzi Ip che vengono utilizzati da società non collegate, «rispettose della legge». Zharov ha anche detto che Facebook potrebbe essere il prossimo obiettivo per il governo, se si rifiutasse di rispettare la legge russa.

Il quotidiano Vedomosti ha paragonato la battaglia dell’Autorità contro Telegram ad una guerra: «Il blocco indiscriminato su larga scala degli indirizzi Ip stranieri in Russia al fine di chiudere l’accesso alla messaggistica app Telegram è senza precedenti e assomiglia a bombardamenti a tappeto».

Anna Lotti