RUSSIA. La grande fuga, bloccata, delle banche occidentali

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Decine di banche di Paesi ostili a Mosca non possono uscire dal mercato russo a causa del decreto speciale di Vladimir Putin che vieta qualsiasi operazione di questo tipo senza un’approvazione speciale da parte delle autorità.

Stando a quanto riportano The Bell, The Financial Times e BneIntelliNews si tratta di 45 banche di questo tipo. Le maggiori banche “intrappolate” in termini di attività sono Raiffeisen, l’italiana UniCredit e Citi.

Secondo quanto riportato, le trattative per uscire dalla Russia sono soffocate e le banche uscenti temono che le loro filiali vengano rilevate a prezzi stracciati da potententi vicini al Cremlino.

L’unica banca che è riuscita a uscire rapidamente dalla Russia è stata la francese Societe Generale, che ha venduto la sua Rosbank, interamente controllata, all’oligarca Vladimir Potanin. Potanin è rimasto senza sanzioni per quattro mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ed è stato rapido nell’utilizzare il denaro disponibile per acquistare beni a basso prezzo in patria e per ricostruire il suo impero bancario. L’affare Rosbank ha spinto Potanin in cima alla lista di Forbes degli oligarchi russi che hanno fatto più soldi con le attività occidentali dismesse.

Anche se Societe Generale ha dovuto svalutare 3,3 miliardi di euro per l’uscita, «con una cessione rapida e ordinata, anche i nostri concorrenti si sono congratulati con noi», ha dichiarato SocGen al Financial Times.

Hsbc, che si è affrettata a chiudere la vendita della sua filiale russa alla Expobank di Igor Kim poco prima della firma del decreto di Putin, ha delegato le trattative con le autorità all’acquirente, secondo FT.

Citi sta chiudendo le attività della sua UniCredit Bank e, secondo quanto riferito, sta esplorando le opzioni, ma non vuole solo cedere l’asset. Finora la banca è riuscita a scaricare il suo portafoglio prestiti alla banca locale UralSib. I piani reali di Raiffeisen sono ancora sconosciuti.

Stando al Financial Times ci si aspetta un divieto diretto da parte del Cremlino per alcune banche, e per altre la richiesta di uno sconto di almeno il 50%. La richiesta di uno sconto minimo del 50% per l’uscita dalla Russia è coerente con i precedenti accordi nel settore finanziario e immobiliare, nonché con le dichiarazioni ufficiali sulla questione.

FT poi riporta una dichiarazione assai chiara sulla situazione: «Ci sono russi molto influenti con legami nel Cremlino che stanno cercando di usare la loro influenza per intercettare i beni degli stranieri in fuga».

Anna Lotti

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