RUSSIA. Economia e effetto sanzioni 

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La Russia, dopo le sanzioni USA che risalgono a quattro anni fa, non è rimasta in balia delle onde e i provvedimenti economici varati da Putin cominciano a vedersi. L’economia russa sta crescendo il più rapidamente possibile anche senza gli investimenti esteri. 

Ma questo grande autocontrollo significa che la crescita è appena sufficiente per raggiungere gli obiettivi di Putin, che mira ad aumentare drasticamente il tenore di vita, con il prodotto interno lordo che guadagna meno del previsto lo scorso trimestre.

Il PIL dell’ultimo trimestre ha aggiunto 1,8% rispetto a un anno prima, a fronte di un aumento del 1,3% nei tre mesi precedenti: il Servizio federale di statistica lo ha detto il venerdì, citando i dati preliminari. Secondo un sondaggio dell’agenzia Bloomberg la crescita si attesta al 1,9%.

La chiave di volta Putin l’ha trovata nel rinnovare la sua politica fiscale e monetaria, incanalando le entrate supplementari in un fondo sovrano e scaricando la maggior parte delle sue riserve di tesorerie statunitensi. Mentre i beni nazionali sono stati danneggiati dalle sanzioni, la Russia è meno vulnerabile ai flussi in uscita di capitali stranieri rispetto ai suoi omologhi sanzionati come la Turchia. La manovra del presidente russo farà si che la Russia non avrà bisogno di prestiti esteri.

La conferma arriva direttamente dalla banca di Russia che ha detto, il 10 agosto, di aver ridotto gli acquisti programmati di cambio, in risposta alla volatilità del rublo. In tre giorni la valuta si è indebolita di circa il 5% nei confronti del dollaro, il secondo operatore tra i 24 paesi dei mercati emergenti monitorati da Bloomberg.

Nel frattempo il Congresso sta valutando un progetto di legge che propone ulteriori sanzioni contro il debito sovrano russo e le sue maggiori banche, in risposta a presunte ingerenze elettorali. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha anche annunciato nuove restrizioni per punire il governo di Putin per l’attacco di agenti nervosi contro un ex spia e sua figlia nel Regno Unito.

La Russia, ha riferito Medvedev alle tv il 10 agosto, tratterà tutte le misure che limitano l’attività bancaria o l’uso di valute estere come un atto di “guerra economica”. Il timore però, a questo punto, è che prima del Congresso intervengano i mercati che, subodorando le nuove sanzioni, possano fare pressione sul rublo, mettendo così maggiormente in difficoltà l’economia russa.

Putin sta cercando di rilanciare l’economia in modo che superi l’espansione globale, che il Fondo monetario internazionale prevede al 3,9 per cento quest’anno e il prossimo. Ma senza riforme strutturali, la banca centrale russa ha avvertito che la crescita del PIL a medio termine non supererà una forbice compresa tra l’1,5% e il 2%. Un incremento nel mercato del petrolio sta contribuendo a smorzare il dolore economico del stallo con gli Stati Uniti.

Graziella Giangiulio