RUSSIA. Ecco come Putin vuole gestire l’Afghanistan talebano

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I Talebani controllano l’Afghanistan, o gran parte di esso, e la Russia si è nominata come mediatore, sottolineando la sua posizione chiave e non nascondendo il suo desiderio di espandere la sua influenza nella regione per riempire il vuoto di potere lasciato dal ritiro dell’esercito statunitense, riporta Nikkei.

Vladimir Putin ha recentemente detto: «Penso che molti politici in Occidente stiano iniziando a fare i conti con la realtà che è inaccettabile imporre standard alieni di vita politica e di condotta ad altri paesi e nazioni», alla conferenza stampa del 20 agosto con Angela Merkel.

Dopo il 15 agosto, Putin ha scatenato una serie di sforzi diplomatici per approfittare della nuova dinamica geopolitica: Il presidente ha cercato di mostrare alla comunità internazionale la sua capacità di ripristinare l’ordine in Afghanistan dopo il caotico ritiro delle truppe statunitensi, tenendo colloqui telefonici con i leader di Uzbekistan, Iran, Tajikistan, Francia e Italia.

Mosca ha sì designato i Talebani come organizzazione terroristica e li ha messi fuori legge in Russia; tuttavia, il governo ha accolto ufficiosamente una delegazione talebana a Mosca a luglio. Come indicato dal suo intervento nella guerra civile siriana, l’obiettivo di Putin è di avere un’impronta importante nella regione.

Da quando i talebani hanno iniziato a guadagnare terreno all’inizio di agosto, l’esercito russo ha condotto esercitazioni congiunte con le forze uzbeke, tagiche e cinesi nelle zone di confine con l’Afghanistan. L’Uzbekistan e il Tagikistan sono viste da Mosca come parte della sua sfera d’influenza.

Tutti questi paesi temono che i Talebani o altri militanti musulmani che si nascondono in Afghanistan possano approfittare dell’attuale confusione per infiltrarsi nel loro territorio, portando il caos nelle zone di confine. Attraverso le esercitazioni militari, la Russia ha ottenuto il riconoscimento internazionale come guardiano delle nazioni dell’Asia centrale.

Inoltre, Putin ha lanciato la narrativa del declino Usa con un velato riferimento alla dipendenza dell’Ucraina dagli Stati Uniti. Nonostante il suo crescente profilo nella regione, si potrebbe dire che la Russia non era così desiderosa di impegnarsi nelle infide acque politiche della regione.

Mosca è semplicemente preoccupata che l’emergere di qualsiasi seria minaccia alla sicurezza dell’Asia centrale potrebbe minacciare il suo stesso benessere. Il ministro della difesa russo Sergei Shoigu ha messo in guardia sulla possibilità che i terroristi in Afghanistan possano entrare in Russia attraverso il Tagikistan, l’Uzbekistan o il Kirghizistan. Per i russi, la situazione attuale risveglia amari ricordi sugli attacchi terroristici dei militanti musulmani negli anni ’90 e 2000.

La questione è se la Russia sarà in grado di ottenere un risultato stabile in Afghanistan e in altre parti dell’Asia centrale, rafforzando la sua influenza nella regione.

Alcuni russi stanno ora provando un senso di deja-vu e mettendo in guardia su un replay del disastroso conflitto afgano terrminato nel 1989. Lo scenario che si sta delineando è preoccupante a diversi livelli. In primo luogo, l’Afghanistan è diventato una realtà statale utile per i gruppi terroristici, ragione dietro le esercitazioni militari congiunte di Mosca con i suoi vicini.

L’Afghanistan sta già riversando ondate di rifugiati: il Tagikistan ha costruito una struttura per ospitarli.

Anche l’Uzbekistan serve come punto di trasferimento per chi fugge dall’Afghanistan, nonostante una serie di eventi jihadisti degli anni Novanta e Duemila.

Un’altra preoccupazione di Mosca è il traffico di droga. L’Afghanistan è uno dei più grandi produttori di oppio, fonte fondamentale di fondi per i talebani. Secondo quanto riferito, i Talebani hanno promesso alla Russia di sradicare la produzione di droga, ma non sarà facile reprimere le organizzazioni criminali coinvolte nel traffico.

La più grande preoccupazione per la Russia, tuttavia, è l’incertezza del governo talebano.

Una cosa è chiara: Putin non ha altra scelta che dedicare massicce risorse alle sue agenzie di sicurezza e di intelligence per garantirsi un esito favorevole in Asia centrale.

Anna Lotti