RUSSIA. Cresce il deficit, ma Mosca non è preoccupata

271

Il deficit di bilancio della Russia si è ulteriormente ampliato a 3,424 trilioni di rubli, pari a 45 miliardi di dollari, nel periodo gennaio-aprile, superando l’obiettivo di 2,9 trilioni di rubli per l’intero anno, ha riferito il ministero delle Finanze il 10 maggio, ma i deficit mensili si stanno già moderando.

Le entrate si sono ridotte del 22% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 7.782.000 miliardi di rubli, mentre i cruciali introiti da petrolio e gas sono scesi della metà (52%) a 2.282.000 miliardi di rubli, ma le entrate non da petrolio e gas hanno registrato un modesto aumento del 5% a 5.500 miliardi di rubli, riporta BneIntelliNews.

Anche la spesa è aumentata di un quarto (26%) a 11.206.000 miliardi di rubli, lasciando il bilancio in un deficit maggiore del previsto. Il deficit di bilancio della Russia ha superato l’intero obiettivo del governo per il 2023 nei primi quattro mesi dell’anno, a causa delle spese per la guerra e del calo dei ricavi energetici che hanno colpito le finanze dello Stato.

La situazione dell’economia russa è sotto controllo, ha dichiarato l’11 maggio il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov: «Abbiamo indicatori macroeconomici abbastanza buoni», ha detto commentando il deficit. «La situazione è sotto controllo, c’è un margine di sicurezza necessario per vari parametri», ha sottolineato Peskov.

Rimane molta confusione sulla situazione del deficit del bilancio federale alla fine dell’anno. Il ministero delle Finanze rimane ottimista sulla possibilità di raggiungere l’obiettivo di 2.900 miliardi di rubli entro la fine di quest’anno, ovvero il 2% del Pil, nonostante abbia già superato questo parametro. Dopo aver registrato un profondo deficit nei primi mesi di quest’anno, il bilancio della Russia dovrebbe andare in attivo per il resto dell’anno, aveva dichiarato il 28 aprile il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov.

Siluanov indica diverse circostanze attenuanti una tantum che hanno fatto schizzare il deficit a gennaio a 1.79 trilioni di rubli e ritiene che i ricavi da petrolio e gas si riprenderanno dopo l’estate.

Le sanzioni legate al petrolio continuano a pesare e la contrazione dei ricavi da petrolio e gas a gennaio è rimasta allo stesso livello nei primi quattro mesi di quest’anno, cambiando di poco rispetto al calo del 49% di gennaio e scendendo del 54% tra gennaio e aprile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La previsione di Siluanov, secondo cui il bilancio tornerà presto in attivo, si basa anche sulle nuove fonti di entrate che il Ministero delle Finanze sta anticipando.

In primo luogo, il governo ha negoziato con le maggiori aziende russe e imporrà una tassa una tantum di circa 200 miliardi di rubli. Tuttavia, il cambiamento più importante per le entrate del Ministero delle Finanze sarà la ricalibrazione delle modalità di calcolo delle imposte sul petrolio e sul gas. Fino a quest’anno le imposte sul petrolio e sul gas sono state calcolate in base al prezzo della miscela russa degli Urali come parametro di riferimento.

È il prezzo della miscela che viene consegnata all’Europa dai porti russi nel Golfo di Finlandia e dalle fonti in Siberia. Ma con l’aumento delle tensioni con l’Occidente queste esportazioni sono crollate, rendendo il prezzo della miscela degli Urali sempre più insignificante, dato che i volumi di petrolio che percorrono quella rotta sono scesi quasi a zero.

Dal 1° aprile il ministero delle Finanze ha introdotto un nuovo parametro di riferimento che utilizza il prezzo del Brent meno uno sconto variabile che dipende dall’entità del divario tra il prezzo degli Urali e il Brent, con conseguente aumento delle aliquote fiscali per le compagnie petrolifere.

Una volta entrate in vigore le nuove regole, le entrate del ministero delle Finanze per il petrolio e il gas dovrebbero iniziare a recuperare i livelli degli anni precedenti nella seconda metà di quest’anno, riportando il bilancio in attivo.

Tagliati fuori dai vicini mercati europei, i produttori russi di prodotti petroliferi sono stati costretti a cercare nuovi acquirenti nel Sud del globo.

Inoltre, è stato riferito che, mentre la produzione e le esportazioni di prodotti petroliferi sono rimaste costanti dopo l’embargo, milioni di barili di prodotti vengono stoccati nelle petroliere in mare, mentre le raffinerie cercano nuovi clienti che li acquistino. Probabilmente ci vorrà ancora qualche mese prima che sia chiaro quanto successo abbiano avuto nel trovare tali clienti.

Anna Lotti

Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/