
Un recente studio del Carnegie Endowment for International Peace indica che tra il 15% e il 45% degli emigrati russi è tornata in Russia, invertendo la fuga di cervelli iniziata in seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.
Ci sono state due grandi ondate di emigrazione: immediatamente dopo l’invasione del febbraio 2022, e dopo che il Cremlino ha annunciato una mobilitazione parziale nel settembre 2022, con il risultato che secondo uno studio sulle dinamiche dei depositi bancari, la maggior parte di coloro che si sono arruolati nell’esercito provenivano dalle regioni più povere della Russia, riporta BneIntelliNews.
Dall’inizio della guerra fino a un milione di cittadini russi hanno lasciato il Paese. Una parte sostanziale di coloro che se ne sono andati sono altamente istruiti, urbanizzati e mobili, rappresentando un prezioso capitale umano a lungo termine per le comunità riporta lo studio del Carnegie Endowment for International Peace: “Should I Stay or Should I Go? Russian Emigration in Flux”.
Un gran numero di professionisti IT sono tra gli emigrati perché il loro lavoro è mobile e continuano a guadagnare anche se in esilio.
I leader occidentali si sono affrettati a commentare la tendenza, sottolineando i potenziali benefici dell’afflusso di migranti russi qualificati nei loro paesi. Tuttavia, il processo di migrazione di ritorno in corso potrebbe mettere in discussione queste aspettative iniziali, poiché la Russia starebbe recuperando la propria forza lavoro qualificata.
Il ritorno è dettato da una serie di ragioni: il timore della coscrizione dopo il successo della campagna per attrarre volontari che ha visto l’esercito aumentare di circa il 15% dall’inizio della guerra.
Un altro fattore è stato la ricerca di lavoro in altri paesi e la crescente ostilità nei confronti degli emigrati russi. Mentre l’arrivo di decine di migliaia di russi, che arrivano con un reddito e notevoli risparmi, si è rivelato un vantaggio economico per paesi come il Kazakistan, l’Armenia e la Georgia, col passare del tempo queste popolazioni non sono riuscite a integrarsi nelle comunità locali andando ad alimentare il risentimento. Mentre un passaporto russo dà diritto ai russi di entrare in molti paesi dell’ex Unione Sovietica senza visto e dà loro diritto a lavorare, alcuni paesi, come il Kazakistan, hanno limitato la durata dei permessi di residenza per ragioni politiche, costringendo gli emigranti a trasferirsi dopo un anno.
Tuttavia, altri sono rientrati grazie al boom dell’economia russa. La carenza generale di manodopera è ancora peggiore nei settori IT e dei servizi professionali, il che ha fatto aumentare drasticamente i salari e ha reso facile trovare un buon lavoro. La guerra ha semmai migliorato la qualità della vita media della Russia grazie al veloce aumento dei salari reali, riportando a casa un numero maggiore di emigranti.
Anna Lotti
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