RUSSIA. Banche occidentali prestano soldi ai combattenti in Ucraina

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Il piano russo che prevede di concedere dilazioni per il pagamento dei prestiti alle truppe che combattono in Ucraina, e che prevede che le banche cancellino l’intero debito in caso di uccisione o menomazione, si è aggiunto alle crescenti pressioni per l’uscita delle restanti banche estere in Russia.

A quasi un anno dal lancio dell’”operazione militare speciale” in Ucraina, alcune banche europee, tra cui l’austriaca Raiffeisen Bank International e l’italiana UniCredit, sono ancora presenti sul mercato della Russia, riporta Reuters.

Il piano di alleggerimento dei prestiti non ha scatenato solo le critiche della banca centrale ucraina, che ha dichiarato di aver fatto appello a Raiffeisen e ad altre banche affinché smettessero di operare in Russia, ma anche quelle degli investitori preoccupati per l’eventuale impatto sulla reputazione.

Raiffeisen e UniCredit sono entrambe profondamente radicate nel sistema finanziario russo e sono le uniche banche straniere presenti nell’elenco della banca centrale dei 13 “istituti di credito di importanza sistemica”, sottolineando la loro importanza per l’economia russa, alle prese con ampie sanzioni occidentali.

Il loro ruolo nel sostenere l’economia russa in un momento critico per il presidente Vladimir Putin ha spinto alcuni investitori a rendere pubbliche le loro perplessità.

I fondi Klp, norvegesi, detengono azioni sia di Raiffeisen che di UniCredit, e anno messo in guardia i due istituti. Nordea Asset Management, che ha in gestione oltre 300 miliardi di euro, ha dichiarato di essere preoccupata per la presenza russa di Raiffeisen e UniCredit e di aver sollevato la questione con loro. La Swedbank Robur ha dichiarato di avere partecipazioni in entrambe le banche, ma non ha reso note le cifre.

Quando la legge sui pagamenti è stata approvata dal Parlamento a settembre, Vyacheslav Volodin, speaker della Camera bassa, ne ha chiarito l’importanza per la Russia: «I soldati e gli ufficiali garantiscono la sicurezza del nostro Paese e dobbiamo essere certi che ci si prenderà cura di loro», ha dichiarato.

L’obbligo per le banche di concedere vacanze di pagamento ai soldati «illustra i pericoli di operare in giurisdizioni in cui le aziende possono… essere costrette ad azioni che vanno direttamente contro i loro valori aziendali», ha aggiunto.

Tra il 21 settembre e la fine dell’anno scorso, le banche hanno ristrutturato un totale di 167.600 prestiti per il personale militare o i loro familiari, per un valore di oltre 800 milioni di euro, secondo i dati della banca centrale russa.

Raiffeisen ha dichiarato che solo lo 0,2% dei suoi prestiti russi è interessato dalla «moratoria sui prestiti imposta dal governo», una cifra che ha definito “trascurabile”. La banca ha un totale di quasi 9 miliardi di euro di prestiti in Russia, dove è presente da oltre 25 anni, anche a società.

L’anno scorso ha realizzato un utile netto di circa 3,8 miliardi di euro, grazie soprattutto agli oltre 2 miliardi di euro di profitti derivanti dalle attività in Russia.

UniCredit, che è entrata nel mercato russo quasi 20 anni fa quando ha acquisito una banca austriaca, ha dichiarato che la regola è «obbligatoria ai sensi della legge federale … per tutte le banche», rifiutandosi di dire quanti dei suoi prestiti sono stati condonati.

La banca italiana ha aggiunto che la sua attività in Russia si concentra sulle aziende piuttosto che sui privati. Degli oltre 20 miliardi di euro di ricavi totali di UniCredit lo scorso anno, la Russia ha rappresentato più di 1 miliardo di euro.

Tuttavia, nonostante il forte calo iniziale, le azioni di UniCredit sono ora significativamente più alte rispetto a prima che la Russia entrasse in Ucraina il 24 febbraio dello scorso anno, mentre quelle di Raiffeisen, con un flottante più limitato, non si sono riprese.

La continua presenza di due delle più grandi banche europee sta attirando l’attenzione dei regolatori della Banca Centrale Europea; per la vigilanza della Bce, la finestra per uscire si sta chiudendo perché le autorità russe stanno adottando un approccio più “ostile”. Raiffeisen e UniCredit hanno confermato di essere in discussione con la BCE in merito alla Russia.

UniCredit ha dichiarato di aver tenuto la BCE «pienamente e regolarmente aggiornata sulla nostra strategia di de-risking ordinato della nostra esposizione alla Russia».

Ma con il denaro ancora da guadagnare, Raiffeisen ha visto più che triplicare i profitti delle sue attività in Russia lo scorso anno.

Nel frattempo, i risparmiatori russi hanno depositato più di 20 miliardi di euro presso la banca, che offre un luogo dove depositare i fondi con meno rischi di sanzioni.

Ciò significa che non c’è un grande impulso per le banche a lasciare la Russia, nonostante le pressioni normative.

In Austria, che ha stretti legami storici ed economici con l’Europa orientale e la Russia, i politici sono in gran parte silenziosi sulla continua presenza russa di Raiffeisen, che negli ultimi mesi ha provocato proteste davanti alla sua sede.

A prescindere dalle opinioni degli azionisti, è probabile che un decreto di Putin renda difficile l’uscita dalla Russia. Il decreto vieta agli investitori dei cosiddetti Paesi ostili di vendere azioni di banche, a meno che il Presidente russo non conceda un’esenzione.

Anna Lotti

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