Ecco perché Rodotà non è il cambiamento

97

ITALIA-Roma 20/4/13. La candidatura di Stefano Rodotà, classe 1933, già esponente del Pr e del Pds, scalda gli animi delle piazze poiché è percepito come elemento di novità e di rottura con il passato e con la classe politica italiana. Ma a ben guardare la sua storia politica c’è da restarne un po’ perplessi.

Rodotà ha militato in gioventù nel Partito Comunista Italiano, è stato membro della Commissione Affari Costituzionali, Ministro della Giustizia, nel 1992  fa parte della Commissione Bicamerale è Presidente della Camera dal 1992 al 1994. Nel 1989 è stato eletto al parlamento europeo. 

Si è distinto poi come Garante dei diritti dei dati personali sia in Italia che in Europa dal 1997 al 2005. Durante questo periodo, il suo ufficio percepiva un appannagio di 500 milioni di lire l’anno. Alcuni analisti lo considerano vicino alle istanze della Trilateral Commission. È stato Visiting Scholar alla Stanford School of Law, scuola specializzata nelle sperimentazioni politiche. Va notato che all’opera della stessa scuola si ispira la Casaleggio Associati, come si può notare nelle citazioni inserite nel video Gaia. 

Non è decisamente l’uomo del cambiamento perché da questi pochi dettagli, Stefano Rodotà appartiene alla prima Repubblica, è stato come ha dichiarato lui stesso «uomo della sinistra italiana». Ed è per questo che Grillo lo ha scelto. Un segnale, un amo per la sinistra del Pd che però non è stato colto, ma che è bastato per far crollare il Pd. 

E pensare che alcuni anni fa Rodotà era finito nel mirino del comico genovese perché percepiva 8445 euro lordi al mese. Ma ora improvvisamente emerge dalla Rete come l’unico che può portare al cambiamento! Proprio lui, Stefano Rodotà, uomo della prima repubblica chiamato a arbitrare le convulsioni della IV o V repubblica, a 80 anni, amico dei poteri forti europei; gli stessi che hanno appaludito Carlo Azeglio Ciampi e il defunto Tommaso Padoa Schioppa.

Il Giornale, due giorni fa, scriveva: «Ma chi avrebbe voluto sul Colle sette anni fa Beppe Grillo? Non certo l’ex Garante della Privacy lanciato dalla sua “gggente” su internet, «contro cui – scrive Montolli – nel 2010 Beppe Grillo lanciò addirittura una “fatwa collettiva” a nome del blog», dato che Rodotà percepiva, secondo i dati pubblicati dall’Espresso, una pensione da 8.455 euro lordi. Una maledizione mai cancellata, visto che il nome di Rodotà «apparve anche un anno più tardi sul blog, accompagnato dal solito strillo “per farvi venire la bile ecco qualche pensionato parlamentare eccellente”». L’odio tra Grillo e Rodotà è (o è meglio dire era…) ricambiato. La scorsa estate Rodotà su Left concionava di grillismi e pericoli per la democrazia. «La democrazia elettronica è la forma del populismo del terzo millennio. Queste tecnologie vanno utilizzate in altri modi: l’abbiamo visto con la campagna elettorale di Obama e nelle primavere arabe. Poi si scopre che Grillo al Nord dice non diamo la cittadinanza agli immigrati, al Sud che la mafia è meglio del ceto politico, allora vediamo che il tessuto di questi movimenti è estremamente pericoloso. E rischia di congiungersi con quello che c’è in giro nell’Europa». Che altro aggiungere?