
Il risultato delle elezioni in Albania, che si sono svolte domenica 25 aprile, hanno visto trionfare il partito socialista guidato dal presidente uscente Edi Rama, che si appresta ad iniziare il suo terzo mandato da Primo Ministro. Una vittoria schiacciante che permetterà al nuovo esecutivo di governare da solo, senza il bisogno di formare alleanze con altre forze politiche, per ascoltare il podcast clicca qui.
Dietro questi risultati, purtroppo, si nasconde una realtà allarmante. La campagna elettorale che ha preceduto il voto è stata a dir poco pesante e a tratti addirittura tragica, avendo fatto registrare diverse sparatorie e una vittima: morta a seguito dell’intervento di alcuni agenti di polizia durante una manifestazione di protesta. A ciò si aggiunge la dilagante corruzione, che da diversi anni vede una pericolosa commistione tra funzionari pubblici e governativi e la malavita. Sotto i riflettori della “cronaca nera” non c’è soltanto la squadra di Edi Rama, ma anche rappresentanti dell’opposizione. Un legame quello tra la politica albanese e la criminalità organizzata, che è alimentato da un sistema giudiziario a dir poco compromesso (e gli arresti degli ultimi giorni di giudici e avvocati ne sono la riprova).
Una situazione, questa, che sta fortemente scoraggiando la popolazione. Non a caso domenica scorsa si sono recati alle urne soltanto il 48 per cento dei cittadini. Al di là dell’endemica corruzione nella vita pubblica albanese, la minaccia imminente riguarda proprio il controverso esito del risultato elettorale. La stessa OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) ha apertamente parlato di una rete di compravendita di voti e si è detta molto preoccupata per la tenuta democratica in Albania. Ad ogni modo, per ulteriori valutazioni e/o per formulare delle accuse, si attendono le risultanze degli Osservatori elettorali. Nondimeno, è stato negato il diritto di voto ai numerosi albanesi residenti all’estero: parliamo di circa 1,5 milioni di cittadini. Lo stesso Premier del Kosovo, Albin Kurti, per esercitare il suo diritto di voto di cittadino albanese, si è dovuto recare personalmente in patria.
Questa situazione apre una serie di incognite sul processo di adesione dell’Albania per entrare a far parte dell’Unione europea. L’iter delle riforme richieste da Bruxelles al Governo di Tirana (in primis la riforma della giustizia) sta andando a rilento e, dal momento che sono stati proprio i Governi guidati da Edi Rama parte del problema, è presumibile che non ci sarà un immediato cambiamento di indirizzo politico. Ad ogni modo, l’Europa e gli Stati membri devono fare tutto ciò che è il loro possesso per agevolare l’ingresso dell’Albania nella “Grande Europa”, anche se saranno necessari maggiori sforzi e tempi più lunghi del previsto. Ci sono generazioni di giovani albanesi che aspirano a diventare cittadini europei: ad essi non si può voltare le spalle. Parimenti, esiste un altro pericolo all’orizzonte. “Se sbagliamo il punto di equilibrio” – ha osservato l’europarlamentare Cinzia Bonfrisco – “consegneremo quest’area agli antagonisti dell’Europa”. Parole che evocano l’avanzata della Cina e della Russia nei Balcani…
Buon ascolto!
Cristina Del Tutto