I ribelli del Myanmar e Aung San Suu Kyi

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MYANMAR – Naypyidaw 12/01/2016. Aung San Suu Kyi ha espresso la volontà politica secondo cui i gruppi etnici ribelli di minoranza nel paese possano essere essere portati nei colloqui di pace e negli sforzi per porre fine al conflitto civile nel paese senza dividere quelli gruppi che già coinvolti nei negoziati e quelli contrari.

Rappresentanti dei gruppi di guerriglieri, di membri del parlamento e di militari sono riuniti a Naypyidaw, per la seconda fase dei colloqui tesi a porre fine alle insurrezioni che hanno afflitto il paese per decenni.
Il governo uscente del presidente Thein Sein ha firmato un accordo di cessate il fuoco nazionale a ottobre 2015, ma sette, tra cui alcuni dei più potenti, su 15 gruppi ribelli invitati a partecipare hanno rifiutato di firmarlo; mentre altri non erano stati invitati a prenderne parte o hanno mostrato poco interesse.
Da quel momento è scoppiato lo scontro tra i gruppi che non hanno firmato e quelli che non hanno partecipato ai negoziati, così come tra i gruppi che hanno firmato e quelli che non lo hanno fatto, complicando ulteriormente il compito di raggiungere la pace. I guerriglieri appartenenti a minoranze etniche hanno combattuto il governo centrale per maggiore autonomia e diritti dall’indipendenza del 1948. Aung San Suu Kyi, la cui Lega nazionale per la democrazia ha stravinto le elezioni di novembre, aveva annunciato durante l’Independence Day che il processo di pace sarebbe stata la prima priorità del suo nuovo governo, che dovrebbe entrare in carica a marzo, senza però specificare le modalità. Molti dei gruppi di insorti sperano che Suu Kyi possa colmare le differenze con i militari, ancora potenti nel paese.