REGNO UNITO. La Global Britain punta l’Asia e pesta i piedi alla Cina

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Londra sta perseguendo il suo futuro strategico in Asia: le economie della regione saranno centrali per la sua strategia “Global Britain” in un ambiente internazionale sempre più incerto. Il Regno Unito nel 2021 assumerà la presidenza di turno del G7 e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; si è candidata già ad entrare nella Comprehensive and Progressive Trans-Pacific Partnership, Cptpp, accordo commerciale che vale il 13,4% del Pil mondiale.

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha salutato l’inizio formale dei colloqui di adesione come un passo fondamentale per «portare enormi benefici economici per il popolo britannico (…) Chiedere di essere il primo nuovo paese ad aderire al Cptpp dimostra la nostra ambizione di fare affari alle migliori condizioni con i nostri amici e partner in tutto il mondo e di essere un campione entusiasta del libero scambio globale», riporta Asia Times.

Il Cptpp, derivato dal Trans-Pacific Partnership, esclude la Cina. La neo-inaugurata amministrazione Biden ha segnalato il suo impegno a rientrare nell’accordo commerciale o, in alternativa, spingere per una versione ampliata che includa potenze e democrazie affini.

La decisione del Regno Unito di unirsi a questo regime commerciale non è stata una sorpresa: la Gran Bretagna è stata il primo paese europeo ad aderire all’Asian Infrastructure Investment Bank, Aiib, guidata da Pechino nel 2015. Sotto il governo Johnson, però, le relazioni con Pechino si sono deteriorate, con la Gran Bretagna che ha preso una posizione più dura sia sugli investimenti high-tech della Cina, sia sul comportamento assertivo in acque internazionali.

Londra è pronta a schierare le sue nuove portaerei di classe Queen Elizabeth nel Mar Cinese Meridionale nel prossimo anno, aumentando la sua già robusta presenza militare nella regione.

La Gran Bretagna è ora desiderosa di trovare nuovi partner commerciali e di investimento in Asia: a dicembre, ha finalizzato l’accordo di libero scambio Regno Unito-Singapore, entrato in vigore il 1° gennaio. Londra sta anche cercando accordi simili con altre grandi economie regionali, come in Vietnam, Corea del Sud, Indonesia, Tailandia e Filippine. Lo zelo del Regno Unito di unirsi al Cptpp ha sollevato le perplessità dell’opposizione laburista che ha criticato la mancanza di trasparenza e farlo.

Il Giappone, il più grande membro e leader de facto del Cptpp, ha accolto calorosamente la decisione della Gran Bretagna. L’ultima mossa del Regno Unito ha coinciso con i rinnovati sforzi della neo-inaugurata amministrazione Biden per aumentare la sua impronta strategica nell’Indo-Pacifico.

La nuova amministrazione statunitense ha infatti chiarito la sua preferenza per accordi simili al Cptpp, che pongono una forte enfasi sul buon governo, sugli standard lavorativi e sulla sostenibilità ambientale, proprio gli elementi che sono stati presumibilmente mancanti nelle iniziative economiche guidate dalla Cina.

Luigi Medici