STATI UNITI – New York. L’agenzia di rating Standard and Poor’s, ha diramato le sue previsioni per il 2013 secondo cui i responsabili delle politiche nei centri finanziari e politici del mondo possono avere un’influenza fuori misura sui mercati dei capitali. Le azioni adottate – o non prese – a Francoforte, Londra, Bruxelles, Washington, Pechino e Tokyo saranno decisive e determinanti per la politica fiscale e monetaria, la crescita economica e condizioni di credito in tutto il mondo. Queste stesse piazze, dicono dall’agenzia di rating, sono sempre state importanti ma ora più che mai diverranno cruciali in caso di recessione per via delle decisioni “fondamentali” che dovranno prendere i governi in accordo con le banche centrali.
Si ritorna a parlare in altri termini di politica, a quanto pare anche nel cuore della finanza si è compreso che la guerra monetaria se non passa per il filtro della politica potrebbe essere deleteria. Manca ancora un nuovo modello economico, e quindi le previsioni dell’agenzia di rating si basano su azioni già viste e note e che poco hanno fatto per la crescita economica globale.
Alcune previsoni dello scorso anno, fatte dagli analisti di S&P, “indovinate”, pesano ancora: ripresa economica degli Stati Uniti a zero, crescita in fase di rallentamento in Asia, Europa praticamente in stallo attualmente impegnata con la gestione del debito pubblico e crisi bancaria.
Gli analisti insistono sul fatto che più i politici saranno pronti ad aggredire la crisi economica più si alzerà la possibilità di ripresa. Gli esperti nell’outlook global credit scrivono: « L’attività mercati è in grado di migliorare con chiara evidenza se le nazioni sosterranno fortemente le loro istituzioni finanziarie e renderanno credibili, difficili decisioni nazionali di politica di bilancio – e se loro e le loro banche centrali lavorano per stimolare le loro economie».
A quanto pare dunque le stesse agenzie di rating chiedono ai governi decisioni forti e impopolari. A quanto pare infatti operare in borsa nell’ultimo biennio è diventato difficile, visto che gli investitori non si fidano più del “mercato”.
Ecco le previsioni principali di S&P:
* Le decisioni responsabili politici sulle principali piazze finanziarie e politiche del mondo sono suscettibili di avere un impatto significativo sui mercati del credito nel 2013.
* L’emissione del debito è destinato a rimanere forte per emittenti corporate nel 2013, in particolare per quelli con investment grade.
* La Fed e la Banca centrale europea sono suscettibili di mantenere i tassi di interesse bassi nel 2013 per rilanciare la crescita economica e sostenere i mercati del credito.
Nel complesso, visto da Standard & Poor Ratings Services il 2013 sarà un anno leggermente negativo per i mercati finanziari, anche se alcuni settori del mercato del credito, in particolare l’investment grade delle aziende, continuerà ad avere l’accesso al credito a prezzi bassi. E con i tassi di interesse in corrispondenza o in prossimità dei minimi storici, gli investitori continueranno a cercare i rendimenti più alti. Prevista una crescita moderata nel 2013. Probabile anche il perdurare di un trend negativo nelle valutazioni delle banche europee, in particolare nella parte più meridionale della zona euro, e tra le banche più grandi degli Stati Uniti, che riflettono i loro legame con il rating dello stato statunitense, la redditività generalmente diminuirà.
Sempre secondo gli analisti dell’agenzia sia, la FED sia, la BCE manterranno basso il costo del danaro con immissione sul mercato di flusso abbondante di moneta, continuando a emettere titoli di debito (speculative-grade). Negli Stati Uniti nel mese di novembre questi titoli obbligazionari sono aumentati del 25%. Attenzione però perché se l’emissione di tali titoli è troppo veloce si rischia l’effetto contrario. Per quanto concerne l’UE in particolar modo i politici si sono coalizzati intorno a iniziative per sostenere i mercati del credito e le banche. Tra gli accordi significativi in tal senso S&P cita Basilea III «che rafforza la posizione patrimoniale delle banche». Strumento che genere fiducia sul mercato, secondo S&P. La stabilità del credito, si legge nell’outlook, in Europa ha beneficiato anche del funzionamento a lungo termine di rifinanziamento (ORLT) lanciato nei primi mesi del 2012. Secondo questo meccanismo, la BCE ha rafforzato le banche della zona euro con finanziamenti a basso costo nel lungo termine. Allo stesso modo, la decisione della BCE di acquistare il debito sovrano di alcuni paesi della UE ha avuto effetti positivi sul mercato.
Per quanto riguarda le scelte economico-politiche statunitensi, vanno annoverati i tre round di quantitative easing da parte della Fed che ha così iniettato centinaia di miliardi di dollari sul mercato con l’acquistato titoli di debito per promuovere la crescita economica. Nella sua ultima mossa, la Fed si è impegnata nel mese di dicembre per acquistare 45 miliardi di dollari di titoli del Tesoro ogni mese, in aggiunta alla sua promessa già fatta per l’acquisto di 40 miliardi di titoli garantiti da ipoteca ogni mese. La Fed per la prima volta ha anche pubblicamente legato la propria politica monetaria a un obiettivo specifico di disoccupazione, dicendo che manterrà l’attuale basso tasso dei fondi federali dello 0% e lo 0,25%, fino a quando il tasso di disoccupazione rimane al di sopra del 6,5%. Per gli USA molto dipenderà dal Fiscal Cliff e dalla riforma del settore sanitario.
L’economia globale sarà lenta
Dal punto di vista economico la crescita in Europa sarà piatta, dopo un anno in cui il PIL è diventato negativo, mentre il PIL degli Stati Uniti salirà di un modesto 2,3%.
La crescita della Cina è prevista intorno all’8% l’anno prossimo, che, seppur elevata rispetto alle performance dell’Occidentale, è un calo significativo rispetto al passato. Questo produrrà effetti soprattutto sui partner commerciali più vicini tra cui l’Australia.
L’altro grande mercato asiatico, il Giappone, sarà alla ricerca di modi per stimolare la propria economia in fase di deflazione. Tutti gli occhi sono la momento puntati sulla Banca del Giappone, dove nel mese di aprile 2013, icade il mandato quinquennale del suo governatore, e la banca con il nuovo governatore potrebbe rivelarsi più aggressiva in modo da stimolare l’economia. Ma alla luce della debolezza della crescita in Giappone, S&P mantiene un outlook negativo sul rating sovrano giapponese.
Le maggiori economie del mondo, conclude il rapporto, sono, quindi, di fronte alcune decisioni importanti che dovrebbero portare ad una messa in sicurezza, ad una base più solida, sul mercato dei capitali. I banchieri centrali si sono già dati molto da fare per alleviare alcuni degli stress nei sistemi finanziari del mondo, e lo hanno fatto in maniera generalmente trasparente. Mentre i politici negli Stati Uniti, Europa, Cina, e Giappone, dall’altro – e soprattutto negli USA – hanno generato una nube di incertezza circa le azioni che prenderemo in materia di politica fiscale. E questo non rasserena i mercati.