In Argentina soffiano venti di nazionalizzazione.
L’amministrazione di Cristina Fernandez, lo scorso mese, ha preso il controllo di Ypf, società che estrae raffina e distribuisce petrolio nel Paese. Con un voto ampiamente maggioritario, il congresso argentino ha ratificato la nazionalizzazione della società controllata dalla spagnola Repsol. Alcune analisi fatte a caldo già inseriscono il Paese nel blocco Chavez assieme a Bolivia, Ecuador, Venezuela. Le previsioni sul Paese, stante la crisi generalizzata, già prevedono simili passi anche verso le banche. L’operazione compiuta dal governo Fernandez ha scatenato i le ire del governo spagnolo di Mariano Rajoy che ha minacciato l’Argentina di sanzioni commerciali e ha promesso di difendere gli interessi legittimi delle società spagnole. forti critiche si sono levate da altri governi centroamericani timorosi delle ripercussioni economiche nell’area, come Messico e Cile. Simili critiche hanno colpito il presidente Fernandez, che si è sempre mostrata come campione dell’America latina contro le pretese e le intromissioni del resto del mondo, si veda ad esempio la posizione sulle Falklands.
Quello che più crea malcontento nell’area è però il forte protezionismo argentino che ha creato tensioni con i Paesi dell’area e le preoccupazioni del Wto.