POLONIA. L’economia va bene e promette ancora meglio

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L’economia polacca sta andando molto bene. Ma ora una serie di fattori, alcuni dei quali risalenti all’era pre-coronavirus, potrebbero combinarsi per far precipitare la più grande economia dell’Europa centrale in una seconda recessione dopo quella che ha avuto luogo all’inizio della pandemia.

L’inflazione, o più precisamente le misure drastiche intraprese dalla Banca Nazionale di Polonia, Nbp (Narodwy Bank Polsky), per contenerla, è un rischio chiave, riporta BneIntellinews. L’inflazione era in aumento prima dell’inizio della pandemia, i lockdown hanno soffocato l’attività economica e con essa la crescita dei prezzi. Per stimolare l’economia e scongiurare la disoccupazione di massa, il governo ha lanciato uno dei programmi di sostegno più generosi, pari a oltre l’11% del Pil 2020 del Paese, pari a 563 miliardi di euro. Contemporaneamente, la Nbp ha ridotto il tasso di interesse di riferimento al minimo storico dello 0,1%.

L’inflazione ha ripreso a salire a metà del 2021, nel contesto della ripresa economica post-pandemia. La ripresa ha fatto crescere la domanda di beni e servizi, di per sé un fattore pro-inflazionistico, con catene di approvvigionamento ancora fortemente perturbate, che hanno esacerbato la crescita dei prezzi. Hanno contribuito anche l’aumento dei prezzi dell’energia e l’effetto base basso.

Mentre il Cpi saliva costantemente, il governatore della Nbp, Adam Glapinski non ne voleva sapere, sostenendo che la crescita dei prezzi stava per raggiungere il picco senza che la banca centrale intervenisse. Ben presto, però, la Nbp è stata costretta a inasprire la sua politica ultra-indulgente e a ottobre ha aumentato i tassi di interesse per la prima volta dopo oltre un anno. Da allora si sono susseguiti sette rialzi successivi, in quelle che sono sembrate mosse dettate dal panico dopo mesi di retorica tranquillizzante lontana dalla realtà.

Nel frattempo, è iniziata la guerra in Ucraina, e le perturbazioni causate dalla guerra hanno alimentato ulteriormente l’inflazione. Poiché l’inflazione polacca è salita al 12,4% annuo in aprile, con un picco previsto almeno al 15% – alcuni analisti prevedono il 20% – l’attuale livello dei tassi d’interesse, pari al 5,25%, sembra ben lungi dall’essere uno strumento efficace per alleviare la crescita dei prezzi in tempi brevi. In effetti, un ulteriore inasprimento è praticamente certo. Ma i tassi d’interesse sempre più alti incideranno sull’attività economica, in particolare sui consumi delle famiglie, in quanto l’aumento dei rimborsi dei mutui inciderà sulla capacità delle famiglie di spendere in beni e servizi.

La Polonia si trova quindi ad affrontare un doppio colpo. L’inflazione vertiginosa ha già intaccato i redditi delle famiglie, mentre il credito più costoso stringerà i portafogli. Alla fine, nel terzo trimestre del 2022, questo porterà a un rallentamento dell’economia.

Secondo quanto riporta il quotidiano Puls Biznesu, «il rischio di recessione è chiaramente in aumento, il che significa non solo un calo del Pil, ma anche la perdita di posti di lavoro. Questa recessione può assumere forme molto diverse: superficiale e relativamente poco rilevante, oppure profonda, con un costo sociale considerevole».

Le nuove proiezioni sull’inflazione e sulla crescita economica della Nbp, previste per luglio, offriranno un’idea di quanto la banca centrale si sia resa conto che l’inflazione non è destinata a scomparire presto e che la crescita sta per vacillare.

Lo scenario di base sembra essere ancora quello di una lieve recessione, se mai ce ne sarà una. Il Pil polacco ha registrato un’espansione molto robusta del 9,1% annuo nel primo trimestre, che ha illuminato le prospettive per il resto dell’anno.

Secondo gli analisti, la robusta crescita è stata ancora una conseguenza dell’attività molto solida della seconda metà del 2021, che ha messo l’economia polacca sulla strada di un’espansione del 5% nell’intero anno 2022.

I dati macro ad alta frequenza di aprile, in particolare la produzione industriale, le vendite al dettaglio e l’edilizia, hanno fornito all’inizio del mese un quadro un po’ più chiaro della crescita economica del secondo trimestre.

Tuttavia, il secondo trimestre dovrebbe essere abbastanza forte da mantenere la crescita dell’intero anno al 4,5%-5%. Se dovesse verificarsi una recessione, sarebbe solo “tecnica”, con una contrazione che potrebbe verificarsi solo nel terzo e quarto trimestre.

Ma anche questo sembra uno scenario piuttosto improbabile, ci sono un paio di “airbag” che potrebbero proteggere da un crollo più profondo: i consumi trainati dai rifugiati, i nuovi investimenti pubblici, auspicabilmente imminenti, finanziati dai fondi europei, e un rimescolamento delle catene di approvvigionamento industriale a vantaggio della Polonia, riporta Puls Biznesu.

Luigi Medici