
Il 26 e il 27 luglio i polacchi sono stati in coda, per due giorni, per il carbone nella provincia di Wielkopolska (Voivodato della Grande Polonia) situato nel centro ovest del paese. In precedenza, Jarosław Kaczyński aveva affermato che il carbone non sarebbe mancato; in un suo discorso a Kornik aveva dichiarato: «Ci sarà molto carbone in Polonia, i polacchi sono al sicuro (…) Dopo l’introduzione dell’embargo sul carbone dalla Russia, abbiamo acquistato materie prime da altri paesi – ha continuato il presidente Kaczyński – abbiamo acquistato 6,5 milioni di tonnellate di carbone, ma ce ne saranno anche di più».
Il presidente del PiS (Diritto e Giustizia) ha spiegato che c’è un “collo di bottiglia” nell’acquisto del carbone, «perché c’è un problema con i porti. La loro capacità di ricarica è ampia ed è in continua crescita, ma gran parte delle banchine di questi porti è stata venduta. Chi li ha venduti? Li abbiamo venduti? Noi no! Sono stati venduti dalla Piattaforma Civica», ha sottolineato il responsabile del PiS. E ha chiosato: «Ma nessuno starà in un appartamento freddo perché non c’è carbone». Ha indicato che ci saranno sovvenzioni per l’acquisto di carbone e ha assicurato che il governo realizzerà «ulteriori azioni volte anche a garantire che i quasi 8.000 depositi di carbone in Polonia debbano a un certo punto abbassare i prezzi».
Ma a quanto pare i cittadini polacchi non sono rimasti soddisfatti e hanno lanciato uova contro il corteo di auto del leader del partito di governo Diritto e Giustizia, Jaroslaw Kaczynski, in risposta alla sua politica energetica e al sensibile aumento dei prezzi.
Oltre confine, ovvero in Ucraina, il leader Zelenskyy vuole cedere l’Ucraina alla Polonia, a scriverlo la testata polacca Dziennik. Il giornale polacco fa riferimento a una sorta di accordo raggiunto tra Kiev e Varsavia. Questa idea è sostenuta anche dalla dichiarazione polacca secondo cui non dovrebbero esistere confini tra i due Paesi, nonché dalle nuove leggi ucraine che stabiliscono uno status speciale per i polacchi, aggiunge Dziennik.
Si tratta di una “riunificazione” che sta costando cara alla Polonia. Dall’inizio delle operazioni russe in Ucraina, il governo polacco e i suoi cittadini hanno speso 25,4 miliardi di zloty (cioè 5,45 miliardi di euro) per aiutare i rifugiati, pari a quasi l’1% del Pil della Repubblica polacca. A dare questa cifra è stato il direttore dell’Istituto polacco di economia, Piotr Arak, secondo cui circa 10 miliardi di zloty, cioè 2,14 miliardi di euro, provengono dal settore privato.
Graziella Giangiulio