
Con le recenti uscite di Donald Trump la Corsa all’Artico è diventata uno dei punti essenziali del confronto geopolitico a venire. L’Artico ospita circa il 13% delle risorse petrolifere convenzionali non scoperte del mondo e il 30% di quelle di gas naturale non scoperte, secondo una valutazione condotta dall’US Geological Survey.
Con lo scioglimento dei ghiacci artici, il costo dell’estrazione delle materie prime diminuirà. Nel 2023, una società mineraria svedese ha scoperto un giacimento di terre rare, che si ritiene sia il più grande d’Europa, riporta AT.
Nel frattempo, l’esplorazione e lo sviluppo delle risorse naturali nell’Artico pongono nuovi rischi ambientali. Le fuoriuscite di petrolio minacciano flora e fauna artica, le miniere possono produrre rifiuti tossici e distruggere un habitat cruciale per il salmone.
Non meno importante, la crescente accessibilità del Polo Nord sta stimolando la competizione geopolitica sulle risorse naturali: ”Negli ultimi anni, ci sono state ampie controversie politiche, anche tra stati che sono partner geopolitici come Regno Unito, UE e Norvegia, sulle quote di pesca e sul rispetto delle stesse nell’estremo nord, mentre le specie ittiche migrano e la politica si riversa. Tali incidenti, ovviamente, sono relativamente minori, ma è probabile che le tensioni aumentino man mano che gli stock ittici continuano a cambiare”, prosegue AT.
Lo scioglimento dei ghiacci e l’aumento delle temperature rendono più facile arrivare alle risorse artiche, non da ultimo quelle sui fondali marini, il che sta già determinando un aumento dell’attività politica: la Norvegia sta cercando di sfruttare la sua ZEE per l’estrazione mineraria dai fondali marini, poiché mira ad allontanarsi dal petrolio offshore. Ciò non solo determina tensioni geopolitiche viste le varie rivendicazioni contrastanti sui fondali marini dell’Artico, in particolare tra Russia, Danimarca e Canada.
Date le attuali condizioni geopolitiche, è improbabile che questi stati saranno in grado di risolvere la questione tra loro, in particolare con le preoccupazioni che i diritti sui fondali marini possano consentire infrastrutture “a duplice uso” o l’utilizzo di normative nazionali sui fondali marini che potrebbero limitare il traffico marittimo.
Altro fattore-rischio sicurezza è l’aumento del traffico marittimo nella regione polare. La riduzione del ghiaccio marino ha aperto alla navigazione un numero crescente di regioni in precedenza difficili da raggiungere. E con l’espansione della frontiera dell’estrazione delle risorse naturali, aumentano anche le spedizioni nell’Artico.
Tra i più grandi progetti regionali ci sono la miniera di ferro canadese nell’area di Mary River dell’isola di Baffin e il progetto russo Yamal Gas. Entrambi i progetti hanno contribuito notevolmente all’aumento del numero di navi portarinfuse e gasiere nell’Artico.
Alcune stime indicano che l’Artico diventerà libero dai ghiacci in estate entro il 2030, il che faciliterebbe la possibilità per le navi percorrere in sicurezza le rotte.
In questo scenario il grande “punto critico” sarà molto probabilmente sulla Northern Sea Route – Nsr, visti i disaccordi irrisolti sulla sovranità della nuova rotta marittima. La Russia sostiene che la Nsr si trova nelle sue acque territoriali, mentre gli Stati Uniti e un certo numero di altri paesi respingono questa affermazione. Un’altra rotta marittima, il North West Passage – Nwp, è rivendicata dal Canada come parte delle sue acque interne, ma gli Stati Uniti insistono sul fatto che il Nwp è uno stretto internazionale.
Circa quattro milioni di persone vivono nella regione artica, distribuite tra Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Islanda, Russia, Canada e Stati Uniti. Circa il 10% di loro sono popolazioni indigene. I governi nazionali controllano i propri territori, comprese le acque territoriali e le coste, mentre il resto dell’Oceano Artico rientra nella giurisdizione della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare – Unclos.
Molte questioni relative all’Artico sono affrontate da accordi internazionali, come quelli sulla prevenzione della pesca non regolamentata in alto mare e sulla cooperazione per la risposta all’inquinamento marino da petrolio, il Codice internazionale per le navi che operano in acque polari e la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.
Trent’anni fa, è stato creato il Consiglio Artico per riunire i rappresentanti degli otto stati artici e le popolazioni indigene residenti nella regione. Questo forum internazionale ha affrontato con successo questioni come le fuoriuscite di petrolio, la perdita di ghiaccio marino, lo scioglimento della tundra e le operazioni di salvataggio. Il Consiglio Artico sta vivendo giorni difficili vista la rottura delle relazioni tra la Russia e altri stati artici a causa del conflitto militare in corso in Ucraina.
Anna Lotti
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