Il PKK chiama alle armi contro ISIS

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TURCHIA – Dikmetas 19/09/2014. Isis ha messo l’assedio alla città di Ain al Arab, Kobani in curdo, nel nord della Siria il 18 settembre dopo aver occupato 21 villaggi durante una grande offensiva che ha scatenato la chiamata alle armi dei curdi di Turchia.

L’assedio di Kobani arriva due giorni dopo l’ammissione, fatta dagli Usa, dell’indispensabilità dei curdi siriani per battere Isis che oramai si muove disponendo di fanteria corazzata e carri armati e che in due giorni ha preso 21 villaggi nei pressi della città. Secondo quanto riporta il britannico Osservatorio siriano per i diritti umani, gli uomini sarebbero stati massacrati e le donne prese prigioniere, inoltre ha fatto sapere che la milizia curda Ypg avrebbe inflitto notevoli perdite alle forze di Isis distruggendo anche un carro armato, nonostante Isis abbia, secondo fonti dell’Osservatoril cirocndato la città.
Il Pkk ha pubblicato una chiamata alle armi generale sul suo sito web: «I giovani del nord Kurdistan (cioè del sud-est della Turchia, ndr) dovrebbero andare a Kobani e prendere parte alla resistenza». Mentre proseguono gli attacchi aerei statunitensi In Iraq, anche la Francia ha annunciato di voler partecipare alla guerra aerea: Francois Hollande ha detto che l’intervento degli aerei francesi sarebbe stato limitato all’iIraq. Hollande ha detto che il suo paese avrebbe aderito «in tempi brevi», dopo una formale richiesta delle autorità irachene, sottolineando che non ci sarebbero stati attacchi francesi contro obiettivi Isis in Siria.
Quasi contemporaneamente, è stato annunciato dal Direttore dell’intelligence statunitense, James Clapper, l’esistenza di una cellula di Al qaeda che starebbe tracciando le rotte degli aerei Usa: il Gruppo Khorasan che opererebbe dallo Yemen. Il Gruppo Khorasan è stato descritto come una cellula di combattenti veterani di Al-Qaeda provenienti dall’Afpak che stanno cercando di reclutare estremisti occidentali per attaccare Europa e Stati Uniti. Drammatica è la situazione umanitaria al confine siro-turco: circa 3.000 tra uomini, donne e bambini si sono accalcati al confine turco, a circa 10 km da Kobani (nella foto), e lì sono rimasti dietro una barriera di filo spinato e guardati a vista dall’esercito di Ankara. Si tratterebbe di persone arrivate a piedi dai villaggi vicini, portando le loro cose beni con dei sacchi e dei carretti; i soldati turchi hanno comunque permesso alla gente dal lato turco di lanciare attraverso il filo spinato bottiglie d’acqua e sacchi di pane. Oggi il numero dovrebbe arrivare a 4mila, affermano fonti locali. Il primo ministro Ahmet Davutoglu ha annunciato, in una conferenza stampa ad Ankara il 18 settembre, che ai governatori delle province di frontiera turche, le stesse in cui i militanti curdi hanno intrapreso la loro guerriglia pluridecennale, era stato ordinato di fornire aiuto ai rifugiati sul lato siriano del confine: «Siamo pronti ad aiutare i nostri fratelli che sI stanno ammassando al confine indipendentemente dalla loro etnia, religione e setta; la nostra priorità è quella di fornire un aiuto all’interno dei confini con la Siria».