Prime condanne per lo scandalo Petrobras

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BRASILE – Brasilia 22/09/2015. Joao Vaccari, ex tesoriere del Partito dei Lavoratori del Brasile, partito di governo cui appartiene il presidente Rousseff, è stato condannato il 21 settembre a 15 anni e quattro mesi di carcere per il suo ruolo nello scandalo Petrobras.

Vaccari è stato riconosciuto colpevole di corruzione, riciclaggio di denaro e associazione a delinquere. Vaccari è stato il tesoriere del Partito dei lavoratori fino ad aprile, quando si è dimesso dopo essere stato arrestato dalla polizia federale (nella foto), nell’ambito delle indagini Petrobras; assieme a Vaccari, è stato condannato a 28 anni di carcere l’ex dirigente Petrobras Renato Duque. Lo scandalo da oltre due miliardi di dollari vede coinvolte una ventina di grandi aziende, che, secondo le autorità, hanno gonfiato i contratti col gigante del petrolio per poi dividere i soldi con dei dirigenti corrotti della Petrobras e dandone una parte ai politici che fornivano copertura alle operazioni. Sono indagati oltre cinquanta politici, compresi i leader della del Congresso, alla Camera, Eduardo Cunha, e al Senato, Renan Calheiros. Gli investigatori sospettano che una parte del denaro Petrobras sia stato utilizzato nel 2014 nella campagna elettorale per la rielezione di Rousseff. La polizia federale brasiliana ha chiesto l’autorizzazione della Corte Suprema per interrogare il predecessore e mentore politico di Rousseff, Luiz Inácio Lula da Silvav (a sinistra), perché sospetta che l’ex presidente possa aver ricevuto denaro legato alla corruzione Petrobras. Recentemente, il 17 settembre, la Corte suprema del Brasile ha vietato i contributi aziendali ai partiti politici e alle campagne elettorali, una pratica assai diffusa che da quanto emerso durante le indagini ha contribuito non poco ad alimentare le vicende con al centro la Petrobras; i giudici hanno modificato, infatti, una legge del 1995 che permetteva alle aziende di fare donazioni, in un dato ciclo elettorale, fino al 2 per cento del loro reddito lordo dell’anno precedente. La sentenza ha bloccato di fatto una legge alla firma della stessa Rousseff che modificava la stessa legge del 1995.
Sarebbe stato ancora permesso alle aziende di donare durante le campagne elettorali ma non ai singoli candidati, con un massimo di 20 milioni di reais a impresa. Potrebbe esserci così lo strumento legale, per far sì che la Rousseff, contraria a simili finanziamenti, ponga illusa veto alla legge.