Le tigri dei Peshmerga

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KURDISTAN – Erbil 02/09/2014. Durante la battaglia di Kirkuk, uno dei più grandi temi dibattuti sui social dello Stato islamico era più o meno così: se vengo ucciso da una donna sono disonorato e non posso andare in paradiso.

La preoccupazione nasceva dal fatto che i peshmerga curdi utilizzavano donne in prima linea: il II Battaglione Peshmerga è infatti tutto al femminile: «Sono molto felice di uccidere i militanti Isis», afferma il colonnello Rangeen Majeed (a destra) in una video intervista. Trentadue anni, capelli raccolti in una crocchia, cecchino, Majeed è una delle donne che compongono un’unità tutta al femminile dell’esercito curdo che combatte contro ISIS nel nord dell’Iraq. Anche se l’addestramento è diverso, alle donne di tutte le unità femminili del peshmerga viene dato un addestramento intensivo: difesa personale, utilizzo degli Ak47 e Rpg.«Non ho paura di Isis», dice Chelan Shakwan, assaltatrice ventiquattrenne (foto d’apertura); «Sono pronta a sacrificarmi assieme ai miei fratelli per il mio paese». Si tratta di sentimenti condivisi da tutti i suoi colleghi, uomini e donne. Alcuni dei soldati dell’unità si definiscono madri e casalinghe che combattono per il loro paese.
I vertici dei Peshmerga stanno cominciando a notare e ad apprezzare gli atteggiamenti battaglieri delle donne: il comandante della brigata, Ismael Hameed Muhamed afferma che: «In certi frangenti, le donne sono più dure rispetto agli uomini».
Per quel che riguarda il dibattito tra i combattenti di Isis, si è arrivati alla conclusione che no è un disonore ma è meglio non essere uccisi da una donna.