PERÙ. Miniere: veicolo di infezioni da Coronavirus

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Secondo i sindacati peruviani, Chinalco, il più grande produttore cinese di alluminio e proprietario della miniera di rame di Toromocho nel Perù centrale, non ha ancora freso noto il “vero” numero di minatori infettati da Covid-19; la società cinese non ha ancora rivelato quanti minatori sono risultati positivi al test Covid-19 a luglio e agosto, mettendo a rischio migliaia di lavoratori della miniera, che è a circa quattro ore di macchina da Lima. Altre organizzazioni non governative in Perù e in altre parti del Sud America affermano che le miniere gestite da aziende cinesi non rivelano i numeri di infezione e non seguono le linee guida locali per combattere la malattia.

Il Perù, riporta Scmp, che ha una popolazione di 33 milioni di abitanti, ha visto un picco di infezioni da Covid-19 ed è ora tra i Paesi più colpiti al mondo, con più di 650.000 casi e oltre 29.000 morti. L’estrazione di rame, zinco, oro e altri minerali rappresenta oltre il 9 per cento dell’economia del Perù, che ammonta a 227 miliardi di dollari, ma rappresenta circa il 60 per cento delle esportazioni in valore, secondo il Ministero peruviano dell’Energia e delle Miniere.

Con le previsioni della Banca Mondiale che quest’anno l’economia peruviana si ridurrà del 12% a causa della Covid-19, il governo deve trovare un equilibrio tra la lotta contro la pandemia e il rilancio dell’attività economica. A marzo, un decreto presidenziale ha ordinato una sospensione di due settimane delle attività commerciali nel Paese per cercare di contenere la diffusione della Covid-19. Ma alla fine di giugno, il governo ha permesso alle aziende di sospendere i lavoratori senza stipendio, poiché la pandemia ha spinto le aziende sull’orlo del fallimento.

Sono aumentate, inoltre, le lamentele per la mancanza di protezione contro le infezioni nelle miniere di proprietà cinese in Perù, soprattutto da parte dei lavoratori e dei gruppi di Ong. L’industria mineraria in Perù ha impiegato direttamente più di 208.000 persone nel 2019, ma ha generato 1,3 milioni di posti di lavoro nei settori dei servizi per l’industria, secondo i dati del governo.

CooperAcción, una ong che controlla le imprese minerarie cinesi in Perù, ha affermato che la preoccupazione è che le miniere sono diventate “veicoli di contagio”.

Le proteste sulle attività dei “minatori cinesi” non si limitano al Perù. A maggio, 73 Ong di tutto il Sud America hanno firmato una lettera di protesta a Pechino, sostenendo che sei imprese cinesi di proprietà statale che operano in Perù, Ecuador e Argentina hanno violato le leggi sul lavoro e danneggiato l’ambiente. Lettera rimasta senza risposta.

Graziella Giangiulio