PANDEMIA. In Belgio è arrivata la seconda ondata di COVID-19

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Alla fine del mese di luglio e nei primi giorni di agosto in Belgio si registra un’impennata dei contagi.

Il Belgio è uno stato federale retto da una monarchia parlamentare, diviso in tre regioni (Fiandre, la zona di Bruxelles e la Vallonia con poco più di 11 milioni di abitanti). La Capitale Bruxelles è sede di varie istituzioni comunitarie e del Quartier Generale della Nato. Nel paese l’assistenza sanitaria è ottima: una combinazione di assicurazione nazionale contro la malattia e di libera professione medica. I medici attivi in Belgio sono moltissimi e così gli infermieri. Gli ospedali non incontrano particolari difficoltà nel triage dei pazienti infetti da Covid-19 e contengono la diffusione del virus grazie anche all’apporto dei medici di famiglia che lavorano in stretta sinergia con i nosocomi.

Sin dal 29 gennaio 2020, a seguito del primo caso di Covid-19 importato dalla Cina, si sconsigliano i viaggi in Cina. Il 1° marzo inizia la fase due con l’adozione della quarantena per le persone e gli studenti che rientrano dalle aree a rischio, compreso il Nord Italia. Il 10 marzo il governo consiglia ai cittadini di cancellare gli eventi in programma al coperto a cui avrebbero partecipato più di 1.000 persone. Alle aziende viene consigliato di far lavorare il personale da casa il più possibile e di adottare orari di lavoro flessibili per decongestionare i mezzi pubblici. Dal 13 marzo, dopo una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, il governo ordina la chiusura di scuole, discoteche, caffè e ristoranti e l’annullamento di tutti gli incontri pubblici a scopo sportivo, culturale o festivo. Non viene però chiesto alle persone di rimanere chiuse in casa. Il 17 marzo il Consiglio impone precise misure di distanziamento sociale fino al 5 aprile, con il divieto di viaggi non essenziali, chiusura dei negozi non essenziali, raduni vietati. Il 20 marzo alle 15.00 il Belgio ha chiuso le frontiere a tutti i viaggi non essenziali. Le misure di contenimento vengono prorogate sino al 3 maggio.

Il 12 marzo il Governo dichiara l’inizio della “fase federale di gestione delle crisi”: opererà con pieni poteri, coadiuvato da diversi organismi tecnico scientifici costituiti utilizzando le competenze già presenti nelle strutture pubbliche affiancate, in via eccezionale, da esperti esterni. Le decisioni politiche vengono prese dal Consiglio di Sicurezza Nazionale, composto dal Primo Ministro e dai Vice Primi Ministri, ampliato nella composizione ai rappresentanti Presidenti delle Regioni e delle Comunità. Gli altri comitati e organi lo supportano con la raccolta e lo studio dei dati e ne attuano le scelte. Il Governo attua la gestione della crisi con un approccio globale e interdisciplinare coinvolgendo le istituzioni ordinariamente competenti.

Il Paese si rende conto di essere entrato nella gestione della seconda ondata della pandemia Covid-19 tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto: le infezioni rilevate negli ospedali aumentano alla fine di luglio, il 1° agosto le nuove infezioni raddoppiano rispetto alla settimana precedente, il 5 agosto i nuovi casi aumentano del 58% e la media dei nuovi casi si attesta a 530 al giorno. Il rientro nel paese di tante delegazioni impegnate all’Unione Europea e alla NATO, la ripresa delle attività di socializzazione e sport, i viaggi per le vacanze influenzano la ripresa dei contagi. Il paese trema: la consapevolezza che solo il vaccino potrà migliorare la situazione è alta; occorre cambiare il modo di vivere; le persone devono utilizzare le misure precauzionali. Ora sono i giovani tra i 20 e i 40 anni i più colpiti. Il 10 agosto: 74.620 contagi, 46.949 casi attivi, 9.879 morti e 17.792 guariti.

Redazione