PANDEMIA. Il mondo dopo il vaccino: l’Ue divisa sui passaporti vaccinali

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Anche se la campagna vaccinale procede a rilento in Italia e nel resto del mondo due paesi, Israele e Regno Unito, hanno quasi raggiunto l’immunità di gregge. Una notizia che fa ben sperare e che sembra far intravedere la luce in fondo al buio tunnel in cui siamo confinati da un anno e mezzo a questa parte.

Al quadro di news positive si aggiunge anche l’idea del passaporto digitale, che dovrebbe essere introdotto entro l’inizio dell’estate. Si tratta di un documento pensato dalla Comunità europea e che consentirà alle persone di tornare a viaggiare in totale sicurezza e a respirare, finalmente, la normalità.

Vediamo che cos’è il green pass, o passaporto vaccinale, e quali sono i paesi che hanno aderito all’iniziativa europea.

Che cos’è il certificato verde digitale o green pass?
Il 17 marzo 2021, la Commissione Europea ha presentato la proposta di dar vita ad un Certificato Verde Digitale per facilitare la circolazione libera e sicura dei cittadini europei fra i diversi stati che compongono l’UE durante la pandemia COVID-19.

I certificati verdi digitali, validi in tutti gli Stati membri dell’UE, includeranno tre tipi di certificati e saranno la prova digitale che una persona è stata vaccinata contro il COVID-19, ha effettuato un tampone rapido o molecolare con risultato negativo o è guarita dal virus.

Responsabili del loro rilascio saranno le autorità nazionali quali ospedali, centri dove vengono effettuati i tamponi e le autorità sanitarie.

Sarà disponibile gratuitamente, in formato digitale o cartaceo, e in inglese oltre che nella lingua o nelle lingue ufficiali dello Stato membro in cui viene rilasciato. Entrambe le versioni includeranno un QR code scannerizzabile contenente le informazioni essenziali del soggetto (nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni rilevanti su vaccino / test / recupero e un identificatore univoco del certificato) e un bollino digitale, per garantirne la sicurezza e l’autenticità.

Sarà accettato in tutti gli Stati membri dell’UE e contribuirà a garantire che le restrizioni, attualmente in vigore, possano essere eliminate in modo coordinato.

Come funziona?
Tutte le persone, vaccinate e non, dovrebbero beneficiare di un certificato verde digitale per quando viaggeranno nell’UE. Per prevenire la discriminazione nei confronti delle persone che non sono state vaccinate, la Commissione ha proposto di creare non solo un certificato di vaccinazione interoperabile, ma anche certificati di prova COVID-19 e certificati per le persone che sono guarite dal virus.

Stesso diritto per i viaggiatori con il certificato verde digitale: laddove gli Stati membri accetteranno la prova della vaccinazione per rinunciare a determinate restrizioni di salute pubblica, come i test o la quarantena, alle stesse condizioni saranno tenuti ad accettare i certificati di vaccinazione emessi secondo il sistema del certificato verde digitale.

Questo obbligo è limitato ai vaccini che hanno ricevuto un’autorizzazione all’immissione in commercio in tutta l’UE, ma gli Stati membri possono decidere di accettare anche altri vaccini.

Sarà valido in tutti gli Stati membri dell’UE e aperto per Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Il certificato verde digitale dovrebbe essere rilasciato ai cittadini dell’UE e ai loro familiari, indipendentemente dalla loro nazionalità, ai cittadini di paesi terzi che risiedono nell’UE e ai visitatori che hanno il diritto di recarsi in altri Stati membri.

Contiene un QR code con una firma digitale per proteggerlo dalla falsificazione. Quando il certificato verrà controllato, il QR code verrà scansionato e la firma verificata.

Ogni ente emittente (ad esempio un ospedale, un centro di test, un’autorità sanitaria) ha la propria chiave di firma digitale. Tutti questi sono archiviati in un database sicuro in ogni paese.

La Commissione Europea costruirà poi un gateway. Attraverso di esso tutte le firme dei certificati potranno essere verificate in tutta l’UE e sosterrà gli Stati membri nell’attuazione tecnica dei certificati. I dati personali codificati nel certificato non passeranno attraverso il gateway, poiché non è necessario per la verifica della firma digitale. La Commissione provvederà poi ad aiutare gli Stati membri a sviluppare un software che le autorità potranno utilizzare per controllare i QR code.

Gli Stati membri potranno continuare a imporre restrizioni riguardanti la salute pubblica ai viaggiatori ma, essendo responsabili di ciò, avranno l’obbligo di applicare le stesse restrizioni anche a coloro che sono in possesso di un certificato verde digitale. Se uno Stato membro dovesse continuare a richiedere ai titolari di un certificato verde digitale di sottoporsi alla quarantena o ad un tampone, dovrà informare la Commissione e tutti gli altri Stati membri e giustificare tale decisione.

Il sistema del certificato verde digitale è una misura temporanea e verrà sospeso una volta che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarerà la fine dell’emergenza sanitaria.

La proposta del Parlamento europeo di cambiare il nome al green pass
Giovedì 29 aprile, i deputati del Parlamento Europeo hanno proposto un’idea alternativa al green pass: la sostituzione con il termine “certificato EU COVID-19” e l’estensione della validità non oltre i 12 mesi.

La proposta legislativa riguardante i cittadini dell’UE è stata approvata con 540 voti contro 119 e 31 astensioni, mentre quella sui cittadini di paesi terzi è stata approvata con 540 voti contro 80 e 70 astensioni. La votazione si è svolta mercoledì e i risultati sono stati annunciati nella mattinata di giovedì.. Sia il Parlamento che il Consiglio sono ora pronti per avviare i negoziati. L’obiettivo è raggiungere un accordo prima della stagione turistica estiva.

Il documento sarà disponibile sia in formato cartaceo che digitale e attesterà che la persona è stata vaccinata contro il coronavirus, si è ripresa dall’infezione o è risultata negativa ad un tampone recente. Ma, a differenza del green pass, i certificati EU COVID-19 non saranno né un documento di viaggio, né diventeranno una condizione preliminare per esercitare il diritto alla libera circolazione.

I titolari del certificato non saranno soggetti a ulteriori restrizioni di viaggi quali quarantena, autoisolamento o test. Al fine di evitare discriminazioni nei confronti di coloro che non sono stati ancora vaccinati e per motivi economici, il Parlamento ha assicurato che i paesi dell’UE dovranno “garantire test universali, accessibili, tempestivi e gratuiti”. In questo modo si vuole garantire che il certificato UE funzioni parallelamente a qualsiasi altra iniziativa avviata dagli Stati membri, che dovrebbe rispettare il quadro giuridico comune.

Gli Stati Membri dovranno accettare certificati di vaccinazione rilasciati in altri Stati membri per le persone inoculate con un vaccino autorizzato per l’uso nell’UE dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) (attualmente Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Janssen). Mentre agli Stati membri verrà lasciata la libertà di decidere se accettare anche certificati di vaccinazione rilasciati in altri Stati membri per i vaccini elencati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ad uso emergenziale.

I certificati saranno verificati, in modo da prevenire frodi e falsificazioni, così come l’autenticità dei sigilli elettronici inclusi nel documento. I dati personali ottenuti dai certificati non potranno essere archiviati negli Stati membri di destinazione e non sarà istituita una banca dati centrale a livello dell’UE. L’elenco delle entità che elaboreranno e riceveranno i dati sarà pubblico, in modo che i cittadini potranno esercitare i loro diritti di protezione dei dati ai sensi del regolamento generale sulla protezione di essi.

Quali paesi europei hanno adottato il passaporto vaccinale e quali no?
L’utilizzo del passaporto vaccinale permetterebbe un ritorno alla normalità e la ripresa dell’economia, fortemente provata dalla pandemia causata dal coronavirus. Se l’idea ha incontrato l’approvazione di molti paesi, altri hanno espresso dubbi o addirittura hanno rifiutato di aderire all’iniziativa della comunità europea.

Alla fine di marzo sono stati 12 i paesi dell’UE che hanno accettato di utilizzare il green passport: Croazia, Austria, Cipro, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna. Insieme alla Comunità europea hanno concordato sette criteri per il suo rilascio, che dovrebbe avvenire entro l’inizio di giugno, anche se una data certa non è ancora stata resa nota.

A questi si è poi aggiunta anche l’Islanda, che ha predisposto il rilascio del certificato di vaccinazione (fisico e digitale) a partire dal 1 marzo 2021. A partire dal 6 aprile tutti i viaggiatori, indipendentemente dall’origine, potranno recarsi nel paese soltanto se in possesso del certificato di vaccinazione contro il Covid-19 completo, o di una prova di avvenuta guarigione dal virus.

In Spagna il segretario di stato per il turismo, Fernando Valdes, ha fatto sapere che il paese accetterà turisti provenienti dall’estero, purché in possesso del passaporto vaccinale, a partire da giugno. Già a partire dal mese prossimo, maggio, si svolgerà un test pilota che preparerà la Spagna a ricevere i viaggiatori il mese successivo.

Dopo l’allentamento delle misure restrittive avvenuto il 26 aprile scorso, anche l’Italia ha paventato l’idea di introdurre il pass vaccinale. Nonostante il governo italiano non abbia ancora confermato se prenderà o meno parte al programma europeo, il Ministro della Salute Speranza ha annunciato la volontà del Paese di implementare un pass che apra anche i viaggi verso i paesi extra UE.

Il certificato verde attualmente in vigore consente di circolare e di spostarsi oltre che tra zone gialle, anche da queste a quelle rosse. I motivi sono: necessità, familiari e di lavoro.

È già attivo, ma possono ottenerlo soltanto coloro che hanno completato l’iter vaccinale (ottenendo entrambe le dosi) o sono guariti dal virus. Chi non rientra in queste due categorie al momento è escluso e per muoversi deve aver eseguito nelle 48 ore precedenti allo spostamento un tampone molecolare o rapido, ovviamente con esito negativo.

Avrà una durata di sei mesi, durante i quali si potrà circolare liberamente e andrà esibito quando richiesto (ad un posto di blocco quando si viaggia in auto, in aeroporto e nelle stazioni ferroviarie).

Come riporta Nurse Times, non si sa ancora come funzionerà la proroga e i tecnici sono attualmente al lavoro. Varie sono le ipotesi proposte, tra cui sottoporre i cittadini con pass scaduto a un esame sierologico, cioè un controllo degli anticorpi. Per chi può esibire solo un tampone, il pass avrà una validità di 48 ore.

A rilasciare il pass vaccinale, su richiesta dell’interessato, sarà la struttura sanitaria che effettua la vaccinazione, che inserirà la certificazione nel fascicolo sanitario elettronico.

Per coloro che hanno contratto il Covid-19, invece, il certificato andrà richiesto alla struttura ospedaliera nella quale è avvenuto il ricovero o al medico di base, se le cure sono state domiciliari. Il Green Pass, dopo il tampone, va richiesto direttamente alla struttura dove lo si effettua, anche una farmacia.

Sarà disponibile gratuitamente e in un duplice formato, digitale o cartaceo. Conterrà la firma digitale e un QR code, contenente le informazioni principali del paziente necessario e necessario per verificarne la veridicità.

La Grecia ha già un accordo con Israele per accogliere i cittadini israeliani che siano in possesso del passaporto vaccinale, mentre Cipro accetterà cittadini britannici a partire dal 1° maggio, a condizione che abbiano ricevuto due dosi di uno dei vaccini approvati dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA).

Diverso il caso della Danimarca che, a seguito delle riaperture, ha predisposto per i suoi cittadini l’obbligo di disporre di un passaporto per il coronavirus o coronapas. Il pass funziona tramite un’applicazione, scaricabile sullo smartphone, chiamata MinSundhed (MyHealth), collegata al sistema ID danese. Ogni residente dispone di un ID personale, chiamato CPR, e una tessera sanitaria gialla con un codice a barre contenente i dettagli dell’ID.

L’app mostra se il soggetto che si è sottoposto ad un tampone nelle ultime 72 ore ha ottenuto esito negativo, se è stato vaccinato e pertanto dispone di un certificato di vaccinazione o se ha avuto un’infezione dalle due alle dodici settimane prima.

La carta viene scansionata quando viene effettuato un test presso una struttura governativa e il campione è collegato ad essa. I provider privati procedono poi con lo scansionamento della scheda privata di ciascun soggetto o salvano il suo CPR. Dopodichè il soggetto riceve un sms sul suo smartphone collegato al risultato.

Ciascun soggetto può entrare nell’app e accedere ai registri sanitari digitali o al coronapas, che dovranno poi essere mostrati ai controlli per attestarne la validità, insieme ad un documento d’identità.

Il paese ha fatto sapere che a partire da maggio l’applicazione verrà sostituita da una più avanzata.

La Svezia attraverso la Swedish eHealth agency ha invece predisposto un documento, che sarà disponibile a partire dalla fine di giugno, contenente un QR code e le informazioni relative allo stato di vaccinazione del soggetto, quando/se ha ricevuto il vaccino e altre informazioni personali. Sarà disponibile in due formati, digitale e/o cartaceo, in modo gratuito e avrà validità in tutti i paesi dell’UE.

Secondo il comunicato stampa rilasciato dall’agenzia, verrà lanciato un portale Gröna beviset dove si potrà accedere con il principale servizio di identificazione elettronica svedese BankID, o con le alternative Freja eID Plus, o AB Svenska Pass.

Una copia del documento potrà essere scaricata direttamente dal sito. Se invece si è in possesso di una casella di posta digitale sicura e collegata al numero personale svedese, come Digimail, eBoks, Kivra, o Min myndighetspost, il documento verrà automaticamente inviato alla casella di posta.

Il tempo per ottenere il certificato sarà circa di dieci giorni. Una volta ordinato il pass sull’app, questa sarà in grado di recuperare lo stato di vaccinazione del soggetto dal Registro Nazionale delle Vaccinazioni, conservato presso l’Agenzia della Salute Pubblica svedese.

Il documento mostrerà solo lo stato di vaccinazione, ma in futuro l’agenzia eHealth spera di poter segnalare anche se il soggetto ha ottenuto un risultato negativo da un test anti-covid recente o se ha già contratto il virus.

In Francia il Ministro del digitale Cédric O ha annunciato la volontà di voler lanciare il green pass entro metà giugno: “Il certificato sarà scaricabile TousAntiCovid, l’app per la tracciabilità dei contatti scaricata da quasi 15 milioni di persone. Include i risultati negativi dei test molecolari e, entro la fine di aprile, includerà anche i certificati vaccinali”.

In Estonia il capo del servizio sanitario del Centro dei Sistemi Informativi della Salute e del Benessere (TEHIK) Tõnis Jaagus ha dichiarato: “A partire dalla prossima settimana sul Portale del Paziente sarà disponibile un pulsante verde, che permetterà alle persone di verificare il loro certificato vaccinale. Dopo aver esaminato le informazioni e aver inserito il proprio indirizzo e-mail, il passaporto verrà generato automaticamente.
Il processo di generazione avviene in background. Dopo pochi secondi il soggetto potrà scaricare il certificato sul proprio computer o sul proprio smartphone.
Il certificato dichiarerà che il soggetto è vaccinato contro il coronavirus, il vaccino utilizzato e se il processo di inoculazione è stato completato oppure no. La parte più importante è il QR code, che certifica la validità del documento e contiene le informazioni principali del soggetto”.

Insieme alla Lettonia e alla Lituana starebbe inoltre pensando di ripristinare la cosiddetta bolla di viaggio, ossia l’insieme di possibili azioni in grado di facilitare i viaggi per i residenti lituani, lettoni ed estoni, soprattutto durante il periodo estivo e che permetterebbero ai residenti baltici che sono stati vaccinati contro il coronavirus, e a quelli che hanno precedentemente contratto il virus e si sono ripresi, di tornare a viaggiare all’interno della regione baltica.

In Polonia il 14 gennaio il ministro della Salute ha dichiarato “le persone vaccinate contro il COVID-19 riceveranno un passaporto vaccinale che verrà distribuito ai cittadini sotto forma di QR code o documento cartaceo, soltanto dopo aver completato le due fasi dell’iter vaccinale. Le persone vaccinate saranno quindi in grado di utilizzare i servizi di sanità pubblica senza il bisogno di eseguire ulteriori test né di sottoporsi a misure di quarantena”.

L’Ungheria ha predisposto il rilascio del passaporto tramite l’app GuardTime, senza però indicare la data di inizio della procedura.

Tra i paesi che hanno espresso riserve sul tema troviamo la Germania, mentre altri non hanno ancora rilasciato dichiarazioni in merito.

Questa differenza di vedute rischia di creare ulteriore confusione all’interno dell’UE. Pertanto, i suoi organi governativi hanno esortato alla collaborazione e all’adozione di un sistema coerente tra tutti i paesi, al fine di evitare altre morti e dichiarare quanto prima la fine dell’epidemia causata dal Covid-19.

Coraline Gangai