Le autorità pakistane “fanno il pesce in barile” e a chi li accusa di fornire spazio aereo per il passaggio dei droni d’attacco americani: dicono che non è vero. Ma il loro coinvolgimento è oramai evidente. Gli UAV dell’Aeronautica americana di solito operano dalla base aerea di Ad Dhafra negli Emirati Arabi Uniti e il percorso più conveniente, e probabile, è attraverso il Pakistan.
Per ovvie ragioni, è impossibile volare attraverso l’Iran e le autorità indiane sono sensibili a tali questioni. Resta solo il Pakistan, e i regolari contatti tra i generali dei due Paesi confermano la lotta congiunta al terrorismo. Allo stesso tempo, gli stessi talebani, tenendo conto anche dell’accordo di Doha, sono ben consapevoli di ciò che sta accadendo. E serve una finta indignazione per salvare la faccia di fronte alla base del movimento.
A proposito di relazioni India – Pakistan, le agenzie di intelligence indiane hanno arrestato il funzionario del ministero degli Esteri indiano Naveen Pal per presunto invio di dati riservati, inclusi documenti relativi al vertice del G20, tramite WhatsApp a una spia pakistana di nome Anjali.
La polizia afferma che nel telefono cellulare di Naveen sono stati trovati dozzine di documenti che sarebbero stati inviati in Pakistan. Questo è il secondo caso di alto profilo di spionaggio per conto del Pakistan in India nell’ultima settimana.
Per tornare al Pakistan va sottolineato che ha difficoltà a dire di no all’Occidente visto che sono in arrivo 3 miliardi di dollari dal FMI. Il Fondo monetario internazionale ha raggiunto un accordo con il Pakistan per fornire 3 miliardi di dollari come parte di un programma di assistenza finanziaria di nove mesi.
L’accordo è soggetto all’approvazione del consiglio esecutivo del FMI, che dovrebbe prendere una decisione entro metà luglio. Secondo gli esperti occidentali, questo accordo ridurrà i rischi di default a breve termine e aprirà ulteriori fonti di finanziamento per il Pakistan.
Allo stesso tempo, è probabile che le riforme che il FMI chiede al paese dell’Asia meridionale suscitino proteste antigovernative in vista delle elezioni generali e regionali previste per ottobre o novembre. Un tale scenario renderebbe difficile per il governo pakistano attuare e mantenere queste riforme senza pagarne un “alto prezzo politico”.
Allo stesso tempo, per evitare il default, il Pakistan deve ancora pagare quasi 22 miliardi di dollari ai creditori stranieri per rimborsare il proprio debito estero tra il 1° luglio 2023 e il 30 giugno 2024. Permangono quindi i rischi a medio termine di bancarotta del Paese.
Infine il Fondo Monetario Internazionale ha sede negli States.
Maddalena Ingroia