PAKISTAN. Google minaccia di andarsene con la nuova legge sui social media

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Le autorità pakistane devono affrontare una forte resistenza alle nuove regole di sicurezza che creano nuove restrizioni all’uso di internet e dei servizi di social media, poiché i giganti della tecnologia, come Google, Facebook e Twitter, minacciano di ritirarsi dal Paese se la legislazione restrittiva viene approvata.

Il mese scorso il governo pakistano ha introdotto le cosiddette Removal & Blocking of Unlawful Online Content Rules 2020, Rbuoc, che estendono l’ambito del controllo governativo al materiale online pubblicato sui social media e sui siti web, incluse tutte le informazioni che potrebbero «intimidire o danneggiare la reputazione del governo federale o provinciale o di qualsiasi persona che ricopre una carica pubblica» riporta Asia Times.

Le regole non definiscono chiaramente ciò che si qualifica come “intimidazione” e ciò che costituisce un fatto “dannoso” per la reputazione dei titolari di cariche pubbliche.

Inoltre, se le società di social media o i fornitori di servizi Internet si rifiutano di eliminare contenuti ritenuti discutibili dalle autorità, la Pakistan Telecommunication Authority è autorizzata a bloccarli completamente. La cosa più importante è che le nuove regole Rbuoc richiedono a Google, Facebook, Twitter, Linkedin, TikTok, YouTube e altre piattaforme internazionali di social media di istituire uffici permanenti a Islamabad e di allestire server locali per archiviare dati specifici del Pakistan. Qualsiasi violazione di queste leggi è soggetta a una multa di oltre 3 milioni di dollari.

È la seconda volta che le autorità hanno imposto nuove restrizioni alle piattaforme di social media negli ultimi nove mesi: a febbraio, il governo ha tentato, ma non è riuscito a portare avanti una legge di censura digitale nota come “The Citizen Protection (Against Online Harm) Rules 2020”. Il gabinetto federale ha approvato la legge a gennaio per regolamentare l’uso di internet e dei servizi di social media; l’obiettivo era quello di privare i partiti dell’opposizione delle piattaforme dei social media come strumenti di promozione. Il governo era anche preoccupato per una campagna critica contro i leader civili e militari che stava guadagnando terreno sui social media.

La diffusa condanna costrinse il governo ritirare la normativa. Sebbene la legge sia rimasta intatta, le autorità non sono riuscite a farla entrare in vigore a causa di massicce proteste e delle cause intentate in tribunale.

Le regole impediscono di pubblicare blasfemie religiose, diffamazioni, oscenità, pornografia, pedofilia, incitazioni alla violenza e danni per la sicurezza nazionale che violino le disposizioni del Pakistan Electronic Crimes Act 2016, legge che si concentra principalmente sui crimini informatici, terrorismo informatico, falsificazioni elettroniche, reclutamento, finanziamento e pianificazione di atti terroristici.

L’opposizione osserva che, mentre il Peca è incentrato su un comportamento palesemente criminale, le nuove regole sono state redatte appositamente per limitare le libertà e le libertà online.

Luigi Medici