PAKISTAN. “Fuori i generali dal governo”, chiede la piazza

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Una grande coalizione di partiti dell’opposizione pakistana sta ottenendo il sostegno pubblico per la sua campagna volta a rovesciare il governo del primo Ministro Imran Khan e a limitare la forte influenza dei potenti militari sulla politica e sull’economia. I raduni del Movimento democratico pakistano, Pdm, in ottobre in Punjab, Sindh e Balochistan hanno dimostrato un significativo sostegno popolare al grido di protesta dell’opposizione a favore della democrazia, un richiamo potente in un Paese afflitto da una lunga storia di colpi di stato, ingegneria politica e manipolazione elettorale.

Gli analisti, riporta Asia Times, dicono che l’alleanza dell’opposizione a 11 partiti sta prendendo una linea più dura su quello che definisce il “deep state” a conduzione militare e sulla sua rinomata influenza sul governo e sulle politiche di Khan. Se le manifestazioni di piazza porteranno all’estromissione di Khan e ad una riforma militare, tuttavia, non è certo.

Il movimento comprende il Partito popolare pakistano (Ppp) dell’opposizione, guidato da Bilawal Bhutto Zardari, e la Lega musulmana pakistana (Pml), il cui leader Nawaz Sharif è in esilio nel Regno Unito dopo essere stato condannato e incarcerato per corruzione. Il suo partito è ora guidato da sua figlia, Maryam Nawaz Sharif.

Nei discorsi pubblici di Gujranwala e Quetta, Nawaz ha accusato il generale a capo dell’esercito Qamar Javed Bajwa e il capo dei servizi segreti dell’Isi, il generale Faiz Hameed, di essere responsabili della stagnazione economica e politica del Pakistan. L’apparente obiettivo di Nawaz è quello di togliere i generali dall’establishment dell’esercito e quindi di creare un cuneo tra la leadership e i ranghi dell’esercito.

Le richieste del Pdm sono state delineate in 26 punti, che chiedono la fine dell’interferenza dell'”establishment” nella politica, nuove elezioni libere ed eque dopo le riforme elettorali senza alcun ruolo delle forze armate e delle agenzie di intelligence, il rilascio dei prigionieri politici, l’attuazione di un piano d’azione nazionale contro il terrorismo, e la responsabilità generale in base a una nuova legge sulla responsabilità.

Per la prima volta, anche la portata delle relazioni civili-militari viene affrontata e apertamente condannata in pubblico. In particolare, si chiede una ridefinizione del ruolo costituzionale dell’esercito, un tema un tempo tabù.

Luigi Medici