La Cina è stata il principale investitore nel petrolio brasiliano negli ultimi tre anni.
La Sinopec e la Sinochem hanno investito 15 miliardi di dollari nel settore, acquistando asset di compagnie che già operavano nel Paese nel settore petrolifero offshore allo scopo di poter assicurare fornioture adeguate alla “vorace” richiesta energetica della Cina. In Brasile, di fatto, accade quanto già successo in altri Stati sudamericani, come Argentina e Venezuela. Il coinvolgimento cinese in Brasile data al 2010. L’Apex, l’agenzia brasiliana per l’export, ha fatto sapere che la Cina intende incrementare le sue scorter energetiche del 60 per cento e che per fare questo è disposta ad andare dovunque.
Nel 2012 la Sinochem ha comprato il 40 per cento delle azioni della Statoil (3,1 miliardi di dollari), compagnia norvegese che opera nel campo offshore di Peregrino, di fronte alla città di Santos. Nello stesso anno la Sinopec investì 7,1 miliardi dipolari per acquistare la sussidiaria brasiliana della spagnola Repsol. da allora è stato in crescendo di acquisti ed investimenti. Il gigante asiatico è il secondo consumatore di energia (9,5 milioni di barili al giorno) dietro gliUsa /(18-20 milioni di barili al giorno) e si stima che in pochi anni il Celeste impero supererà gli Stati Uniti.
La business community brasiliana è divisa nel giudizio sulla presenza cinese: nonostante la maggioranza la veda di buon occhio, c’è chi già oggi lamenta la pericolosità di una simile fame di energia che rischia di impoverire le risorse del Paese per il Paese.