Eliminare l’impunità in Libia

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USA – New York 16/11/2013. Il Tpi chiede che sia realizzata una strategia globale per controllare l’impunità in Libia. Il procuratore del Tribunale penale internazionale (Cpi), Fatou Bensouda, ha sottolineato la necessità per la Libia di elaborare una strategia globale per affrontare i gravi crimini commessi nel paese e per la comunità internazionale di aiutare a colmare il divario in cui si inserisce impunità nello stato libico.

Bensouda, che si è rivolta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha detto che la “nuova Libia” deve diventare una società democratica stabile che osserva pienamente lo stato di diritto e calce di punire i responsabili di quei reati che hanno sconvolto la coscienza dell’umanità. Si tratta di passi, ha detto Bensiuda che devono essere ancora realizzati. Esiste sì il progetto di legge che renderebbe lo stupro durante i conflitti armati un crimine di guerra, ha detto, ma ha espresso grande preoccupazione che migliaia di detenuti siano rimasti in condizioni di incertezza nel Paese con accuse più o meno fondate di torture e omicidi. «Spetta ai ministri della Giustizia, dell’Interno e della Difesa della Libia di assicurare rapidamente che i detenuti vengano trasferiti in adeguate strutture di detenzione controllate dal governo in cui possano essere giudicate  attraverso un giusto processo e rilasciate, se del caso», ha detto il procuratore. Bensouda ha invitato il governo a trasferire Saif Al -Islam Gheddafi, figlio dell’ex leader, incriminato dal Tpi, senza ulteriori ritardi: «Sottolineo l’importanza fondamentale per tutti gli Stati di rispettare e attuare le decisioni dei giudici della Corte. L’obbligo di trasferire alla Corte le persone contro le quali sono stati emessi mandati d’arresto deve essere rispettato». Nel caso dellìalto funzionario dell’intelligence, Abdullah Al-Senussi, che era stato incriminato per presunti crimini contro l’umanità, ilTpi aveva deciso ad ottobre che poteva essere giudicato in Libia dalle autorità nazionali: «La sfida ora è per la Libia di dimostrare al mondo che Al-Senussi riceverà un processo realmente equo, imparziale e veloce che rispetta tutti i suoi diritti e le garanzie fondamentali, compreso il diritto ad un avvocato di sua scelta», ha detto Bensouda, «Spetta anche a questo Consiglio e alla comunità internazionale di aiutare la Libia in questo processo e di garantire che la giustizia non solo sia fatta, ma lo sia in modo efficace». Ha ricordato, poi, che in Libia ci sono molti altri accusati di crimini che hanno continuato a commetterli dal febbraio 2011 ad oggi: «Alcuni sono ancora all’interno del paese, mentre altri sono all’estero, dove continuano ad usare la loro influenza per destabilizzare il paese e rappresentano una minaccia per la sicurezza per i civili (…) È impossibile che solo la Corte penale internazionale possa indagare e perseguire tutti i responsabili. Né può Libia può assumersi da sola questo compito impegnativo. Le indagini e perseguimento di quei pochi che il Tpi e il governo libico riescono a fare non dovrebbero comportare l’impunità per i molti» ha dichiarato il procuratore del Tpi ma che occorre uno sforzo internazionale per porre fine all’impunità nel paese.