Le donne al lavoro fanno bene al Pil

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FRANCIA – Parigi. L’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha posizionato l’Italia al terzultimo posto come Paese nel mondo per partecipazione femminile nel lavoro. Lo ha scritto, nero su bianco, nel rapporto dal titolo “Closing gender gap”.

Il documento dell’Organizzazione ha scandagliato l’economia di 34 Paesi aderenti all’Organizzazione che raccoglie le maggiori forze industriali del pianeta e tra i dati emergenti, quello che l’economia italiana risulterebbe penalizzata dallo scarso coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro. Nella classifica delle presenze, stilata dall’OCSE, il nostro Paese si colloca al 32esimo posto per numero di donne impegnate in ambito lavorativo, con il 51% contro una media internazionale del 65%. Peggio di noi riescono a fare solo Turchia e Messico.

Ci sono anche le buone notizie: l’Italia registra valori migliori rispetto agli altri Paesi sui divari salariali, sul tipo d’impiego e di carriera tra uomini e donne. Secondo l’Ocse, «l’Italia ha bisogno di migliori politiche sulla famiglia e di una maggiore partecipazione degli uomini in ambito domestico». Va poi evidenziato che, come nella maggior parte dei paesi OCSE, in Italia nelle ultime generazioni le donne hanno ottenuto risultati migliori degli uomini negli studi (il 59% dei laureati sono di sesso femminile). L’organizzazione sottolinea inoltre che il maggiore livello di istruzione della popolazione è stato causa di circa la metà della crescita economica nell’area OCSE negli ultimi 50 anni, e «questo deve molto all’aver portato le ragazze a livelli più alti di istruzione e all’aver raggiunto una maggiore uguaglianza nel numero di anni trascorsi a scuola».

Se nel 2030 le donne italiane raggiungessero lo stesso livello d’accesso al mondo del lavoro degli uomini, sempre secondo l’Ocse, la forza lavoro del Paese aumenterebbe del 7% e il PIL pro-capite crescerebbe di 1 punto percentuale l’anno. Non solo, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è fondamentale per sostenere il reddito delle famiglie e garantire l’autosufficienza economica delle stesse. Le donne sono più esposte al rischio di povertà negli anni della pensione perché, lavorando meno e per minor tempo, contribuiscono in minor grado ai propri contributi pensionistici. La soluzione, per l’OCSE, sarebbe quindi quella di trovare un maggior equilibrio casa-lavoro. Questo secondo l’Organismo parigino aiuterebbe l’Italia a uscire subito dal guado della crisi economica.