NUOVI SCENARI. La Geopolitica del Litio

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La decarbonizzazione fissata dall’Accordo di Parigi ha bisogno dello sfruttamento di minerali “critici”, come litio, nichel, cobalto, grafite, rame e terre rare; questi elementi sono fondamentali per produrre prodotti per l’”energia pulita” come pannelli solari, turbine eoliche e batterie per veicoli elettrici.

La domanda di litio, componente basilare per le batterie agli ioni di litio, è aumentata vertiginosamente negli ultimi tre anni con l’accelerazione della transizione verso lo sfruttamento massiccio dell’energia elettrica. Pur essendo abbondante, il litio è distribuito in modo disomogeneo e non è rinnovabile.

Questo ne fa un elemento strategico e decisivo negli scenari geopolitici futuri. Finché, infatti, non sarà disponibile un materiale o un approccio alternativo alla produzione di batterie, il litio sarà al centro delle nuove tensioni geopolitiche per il controllo delle risorse critiche, riporta AT.

I tre principali Paesi produttori producono oltre l’80% dei minerali più critici utilizzati nelle batterie al litio. La Cina domina la lavorazione di quasi tutti i minerali, con oltre il 50% della quota di mercato totale, ad eccezione del nichel e del rame, di cui controlla rispettivamente il 35% e il 40%. Pechino ha deciso di tagliare la produzione del 13%. E alla lista dei paesi produttori si aggiunge la Repubblica Islamica di Iran.

Le industrie ad alta intensità tecnologica si basano sulle interdipendenze tra Paesi con “dotazioni” diverse. Se questo meccanismo funziona bene durante i periodi di stabilità e cooperazione geopolitica, in periodi di crisi la catena si spezza. L’alta concentrazione di lavorazioni nella catena di approvvigionamento delle batterie al litio la rende vulnerabile alle interruzioni dovute a guerre, pandemie, disastri naturali o tensioni geopolitiche, come oggi.

Ad esempio, l’Australia possiede i più grandi depositi di litio per batterie al mondo e i ricavi delle esportazioni sono saliti alle stelle, tanto che il litio è diventato la sesta esportazione australiana per valore. Canberra deve valutare come trarre profitto da questo boom e quale ruolo può svolgere nella corsa al litio.

La produzione di batterie al litio si basa su una catena di approvvigionamento globale composta da estrazione e produzione del minerale, raffinazione e lavorazione del minerale, produzione di celle e assemblaggio di pacchi batteria. Questa catena di approvvigionamento è una rete complessa. Australia e Cina ad esempio, si completano a vicenda in questa catena di approvvigionamento. L’Australia fornisce il 46% dei prodotti chimici del litio e una buona parte di essi è destinata agli impianti di lavorazione cinesi e quindi ai produttori cinesi di batterie e di veicoli elettrici.

La Cina produce il 60% dei prodotti al litio del mondo e il 75% di tutte le batterie agli ioni di litio, alimentando principalmente il suo mercato in rapida crescita dei veicoli elettrici, che rappresenta il 60% del totale mondiale. La vulnerabilità della catena di approvvigionamento è diversa per l’Australia e la Cina. La Cina si affida alle importazioni di prodotti chimici al litio dall’Australia per le produzioni a valle, ma può approvvigionarsi di litio da altri canali, tra cui le forniture interne o dal Sud America.

I paesi sudamericano stanno studiando di creare un consorzio di produzione unico per trarre massimo profitto dalla richiesta schizzata alle stelle. ma i lunghi tempi di realizzazione degli impianti di lavorazione del litio limitano la velocità con cui è possibile aumentare la produzione per far fronte al rapido aumento della domanda.

La costruzione di tali capacità richiede investimenti di capitale, lavoratori qualificati e un ecosistema in cui i fornitori complementari di componenti, attrezzature e servizi siano raggruppati per ridurre al minimo i costi.

Stati Uniti e Unione Europea mirano ad aumentare l’autosufficienza nella catena di approvvigionamento del litio per la preoccupazione di una potenziale interruzione delle forniture di batterie derivante da tensioni geopolitiche con la Cina.

Ma anche qui l’interdipendenza gioca un ruolo essenziale per evitare danni troppo grandi per essere assorbiti.

La contrapposizione nuova con la Russia rende ancora più complessa la catena logistica e di interdipendenza, stanti le sanzioni e i dati geografici naturali: la gran parte delle risosi di litio sono concentrate nell’altra metà del cielo, oggi geopoliticamente non vicina all’occidente; e il Sudamerica intende far valere appieno i propri interessi per non finire schiavo di neocolonialismi economici del Terzo millennio.

Se prima il mondo si era diviso in base alla presenza di gas petrolio e acqua, oggi si aggiunge questo nuovo elemento nel delineare i nuovi scenari che si stanno delineando davanti i nostri occhi.

Antonio Albanese

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