Nuove tensioni in Egitto

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La Fratellanza musulmana ha aperto le ostilità politiche contro il governo militare al potere dalla caduta di Mubarak. Si tratta di uno scontro temuto da molti che vedono profilarsi all’orizzonte il passaggio dalle parole ai  fatti. 

La Fratellanza forte della vittoria alle elezioni parlamentari, domenica 25 marzo, ha postato sul suo sito web le accuse al governo militare per le pessime condizioni in cui si trova il Paese.  Si fa riferimento espresso alla mancata rimozione del premier Kamal el Ganzouri, nominato dal governo militare e privo dell’appoggio del Parlamento. «È un tentativo di far abortire al rivoluzione, o si vogliono falsare le prossime elezioni presidenziali?», si legge nel documento. Al governo, la Fratellanza imputa il mancato rientro dei capitali egiziani trafugati dal precedente regime ed oggi presenti in banche estere e l’aver permesso a degli stranieri (operatori statunitensi membri di ong operanti in Egitto) di lasciare il Paese pur essendo accusati di un crimine. Il braccio  politico della Fratellanza, il Partito della libertà e giustizia, ha minacciato di «mobilitare milioni di persone per rovesciare il governo». Il Consiglio militare, attraverso il generale Hussein Tantawi, ha denunciato il tentativo della Fratellanza ore dopo in televisione. Il confronto tra Ikhwan e Consiglio militare diviene sempre più forte man mano che la Fratellanza diventa la forza politica dominante in Egitto, con il 47 per cento dei seggi parlamentari che uniti all’alleato partito Nour arrivano al 65 per cento del totale. Secondo i commentatori egiziani, l’uso della piazza da parte di entrambe le fazioni potrebbe portare a scontri di piazza e violenze con il conseguente scioglimento del Parlamento, riportando la situazione indietro di mesi.