
Il governo di coalizione neozelandese si sta lanciando in ambito internazionale. Prevedendo un ruolo più centrale per l’alleanza con l’Australia e un possibile coinvolgimento nel patto di sicurezza AUKUS, Wellignton sta ricalibrando la sua politica estera indipendente.
All’incontro bilaterale tra i Ministeri degli Esteri e della Difesa di Australia e Nuova Zelanda svoltosi a Melbourne all’inizio di quest’anno, l’attenzione si è concentrata sulla preparazione dell’alleanza trans-Tasmana per il futuro, riporta AT.
Nel meeting si è discusso degli aspetti legati alla difesa e alla sicurezza, incluse questioni strategiche globali, come la regione dell’Indo-Pacifico e la rilevanza del partenariato nel Pacifico.
Ma il terreno per questo cambiamento nella politica estera indipendente della Nuova Zelanda era già stato posto dal governo laburista nel 2023: l’allora primo Ministro Chris Hipkins disse che la Nuova Zelanda «si trova ad affrontare una prospettiva di sicurezza fondamentalmente più impegnativa» prevedendo un “dialogo nazionale sulla politica estera”. La nuova amministrazione di Christopher Luxon sta compiendo il logico passo successivo aumentando la cooperazione con Canberra.
La politica estera indipendente della Nuova Zelanda è emersa a metà degli anni ’80, fiorì in un’epoca caratterizzata da una tenue rivalità tra grandi potenze e da una globalizzazione economica senza precedenti.
Oggi, mutati i parametri geopolitici internazionali, la politica estera della Nuova Zelanda si sta ridefinendo in risposta alle circostanze strategiche attuali.
Ad una estremità di questa ricalibrazione c’è AUKUS, la partnership tecnologica che coinvolge Australia, Regno Unito e Stati Uniti. La Nuova Zelanda ha espresso interesse a partecipare al “secondo pilastro” dell’accordo, che prevede la condivisione di tecnologie non nucleari.
Una dichiarazione congiunta rilasciata dopo le consultazioni ministeriali di Melbourne del gennaio 2024, affermava che AUKUS veniva discusso come “un contributo positivo al mantenimento della pace, della sicurezza e della prosperità nell’Indo-Pacifico”.
Questa dichiarazione ha scatenato le proteste dell’ambasciata cinese a Wellington: ”AUKUS è una manifestazione della mentalità della Guerra Fredda; minerà la pace e la stabilità, seminerà divisione e confronto nella regione, e quindi andrà contro gli interessi comuni dei paesi dell’area che perseguono la pace, la stabilità e la sicurezza comune”.
AUKUS è stato annunciato nel 2021, avviato a Canberra come risposta alle sanzioni economiche e diplomatiche imposte all’Australia dalla Cina nel 2020.
La partecipazione della Nuova Zelanda intende rafforzare la partnership con l’Australia. In questo scenario, però, l’opposizione laburista di Wellington sta frenando un abbraccio troppo forte con le nazioni AUKUS.
A dire il vero, l’interesse dell’amministrazione Luxon per AUKUS è una conseguenza del fatto che la Cina sta perseguendo un’agenda politica particolare nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale, oltre a quella per il confine conteso con l’India per passare alle sanzioni contro Australia e Corea del Sud.
L’avvicinamento ad AUKUS diventerebbe quindi per Wellington una necessità dettata dall’architettura politica cinese nello scacchiere e necessita di una condivisione politica interna che al momento sembra mancare.
Lucia Giannini