NUOVA VIA DELLA SETA. Pechino rivede gli obiettivi della BRI

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Il Belt and Road Forum che si è concluso il 18 ottobre scorso, ha permesso di chiarire una serie di punti relativi al futuro impegno globale della Cina, che probabilmente si concentrerà su progetti più piccoli nelle economie in via di sviluppo del Sud globale, poiché le rinnovate tensioni geopolitiche ne hanno allontanato molti altri paesi.

Il forum ha celebrato i 10 anni dell’iniziativa, lanciata nel 2013 e ispirata alle antiche rotte commerciali che univano l’Europa e il Catai. Fin dal suo inizio, gli investimenti cinesi incentrati sulle infrastrutture hanno toccato oltre 150 paesi, dall’Asia all’Africa e al Sud America. La Nuova Via della Seta ha guidato de facto il “flusso di beni, capitali, tecnologie e risorse umane”, di Pechino, come ha affermato il presidente Xi Jinping nel suo discorso all’evento, riporta Nikkei.

Ma l’Iniziativa ha anche suscitato disagio per la crescente influenza di Pechino, così come per i rischi per l’ambiente e l’emergenza debitoria tra i paesi gravati dai costi che andavano crescenti in proporzione geometrica. Il forum Beata and Road di questa settimana ha sottolineato una nuova enfasi sui progetti “piccoli ma intelligenti” già osservata negli ultimi anni, mentre la Cina si trova oggi ad affrontare i propri problemi legati al rallentamento della crescita economica.

Allo stesso tempo, Xi Jinping ha promesso di accelerare la connettività tra Cina ed Europa nei prossimi 10 anni, integrando porti, servizi marittimi e commerciali. Ha inoltre promesso nuovi finanziamenti e ha parlato della creazione di zone pilota per la cooperazione nel commercio elettronico. Nonostante l’enfasi e le parole di Xi, era chiaro che l’interesse e il coinvolgimento europeo nell’iniziativa stavano diminuendo.

Fatta eccezione per il primo Ministro ungherese Viktor Orban e il presidente serbo Aleksandar Vucic, i leader delle economie europee più ricche erano vistosamente assenti al forum; l’Italia, l’unico membro del G7 ad aver aderito alla Belt and Road, ha segnalato che sta valutando il ritiro. Altre grandi economie europee stanno facendo il punto sui loro rapporti con la Cina.

Al Belt and Road Forum hanno partecipato il presidente russo Vladimir Putin insieme ai leader di Congo, Laos, Indonesia, Papua Nuova Guinea e altre economie emergenti che necessitano di finanziamenti per lo sviluppo. Nel complesso hanno partecipato delegati provenienti da oltre 130 nazioni.

Il numero totale dei leader mondiali presenti è sceso a circa 20, rispetto ai 36 quando si è tenuto lo stesso forum nel 2019. Diversi paesi europei che hanno inviato leader in passato, come Grecia, Spagna, Repubblica Ceca e Svizzera, non lo hanno fatto questa volta.

Assenti erano anche i leader di Singapore, Malesia e Filippine, sebbene avessero partecipato al forum del 2019. In ogni caso, la capacità di Pechino di estendere i finanziamenti sembra essersi ridotta. Il 18 ottobre, Xi ha annunciato che la China Development Bank e la Export-Import Bank of China istituiranno ciascuna strutture di finanziamento da 350 miliardi di yuan per sostenere i futuri progetti della Belt and Road.

Un’altra proposta degna di nota di Xi è stata quella di spingere per un quadro di governance globale dell’intelligenza artificiale per “promuovere uno sviluppo ordinato e sicuro”. L’iniziativa sull’intelligenza artificiale chiede agli altri paesi di rispettare “la sovranità nazionale e di attenersi rigorosamente alle loro leggi”, indicando che i prodotti di intelligenza artificiale come ChatGPT che non censurano i loro risultati in Cina non saranno ammessi nel mercato interno.

Il vantaggio competitivo della Cina, sia nell’intelligenza artificiale che nella tecnologia dell’e-commerce, pone Pechino in una posizione di leadership rispetto alle economie in via di sviluppo. Ciò potrebbe rappresentare un’altra sfida per gli Occidentali, se più paesi in via di sviluppo che fanno affidamento su Pechino optassero per la tecnologia cinese.

Lucia Giannini

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